domenica 5 marzo 2017

Genesi 2,7-9; 3,1-7 / Salmo 50 / Romani 5,12-19 / Matteo 4,1-11
Non lasciarci cadere nella tentazione ...

Per Matteo, nel padre nostro, la preghiera di Gesù si apre a una richiesta strana, quella di non essere lasciato solo, abbandonato nella tentazione ...
Questa espressione ci fa comprendere la tentazione come una realtà in cui anche Gesù è chiamato a confrontarsi e a faticare, lottare.
Cercando il significato nel dizionario, compare: 1. il tentare, l’essere tentato a compiere azioni proibite o riprovevoli; la cosa, l’occasione che tenta: le tentazioni della ricchezza, dei piaceri mondani; essere, cadere in tentazioneresistere alla tentazione
2. desiderio di fare qualcosa; anche, ciò che è oggetto di tale desiderio: ho avuto la tentazione di prenderlo a sberlequei pasticcini sono una tentazione irresistibile.
Possiamo quindi intuire la tentazione come quella condizione, ed esperienza che conduce dal desiderare, pensare ... all'agire secondo il desiderio.
Dal Vangelo delle tentazioni di Gesù, noi ne distinguiamo tre tipologie: la tentazione rispetto alla fisicità (la fame; la libido amandi); la tentazione circa la propria autostima e gratificazione (la popolarità, il segno di se stessi; libido dominandi) e la tentazione rispetto il possesso e il potere (la gloria di ciò che esiste; libido possidendi).
Proprio nel "Padre nostro ..." nella nuova traduzione, chiediamo a Dio di non lasciarci nella tentazione ... Perché nella tentazione il Diavolo non si presenta come nemico, ma ci seduce come amico e ci vince fingendosi nostro alleato, e come nel testo della Genesi, insinuando il dubbio circa la bontà di Dio, il seduttore si presenta come uno che vuole essere il nostro migliore amico, vuole sostituirsi alla relazione con Dio.
Il cardinale Carlo Maria Martini distingueva questa tentazione chiamandola come la tentazione della amicizia, il tentatore si presenta come colui che vuole esserti amico, meglio di qualunque altro, offrendoti, ciò che nessuno ti offre.
Nelle tentazioni di Gesù, egli vede, il tentatore come colui che ti prospetta una via di bene ... Che male c'è nel soddisfare la fame; che male c'è nel volersi fare riconoscere come figlio di Dio; che male c'è nel volere realizzare ora il regno definitivo del Padre?
Poi la tentazione può anche spingersi nei suggerimenti di chi, meglio di tutti noi, sa come devono andare le cose, come Pietro quando consiglia a Gesù quello che deve fare il "Santo di Dio".
Le tentazioni non sono un peccato in sé, ma il percorso di affrancazione da un Dio non più ritenuto buono per noi.
Di fronte alla tentazione Gesù lotta ... Di fronte alla tentazione il discepolo del Signore è chiamato a lottare a partire dalla preghiera di Gesù stesso. "Padre, non lasciarmi solo nella tentazione, ma liberami dal maligno". Si apre in questo modo lo spazio della lotta del confronto circa ciò che è vero.
Resistere, lottare quando si è tentati, quando la tentazione ci si presenta con tutto il suo fascino e la sua attrattiva, significa introdursi in una lotta che non ha né sosta, né quartiere, contro un avversario astuto e terribile che è fuori di noi e dentro di noi. Questo, oggi, lo si dimentica spesso, vivendo in un'atmosfera di ottimismo, per cui tutte le cose devono andare di bene in meglio, senza pensare alla drammaticità e alle fratture della storia umana, senza sapere che la storia ha le sue tragiche regressioni e i suoi rischi i quali minacciano proprio chi non se l'aspetta, cullato in una visione di un mondo che deve procede sempre per il meglio.
Solo chi è ben armato, spiritualmente determinato, potrà resistere, dal momento che il nemico si aggira attorno a noi per scoprire se c'è almeno un varco aperto, se c'è almeno un elemento mancante nell'armatura, e così farci cadere nel combattimento.
Le nostre armi vanno affinate, vanno curate e rafforzate. L'esercizio della preghiera, della penitenza, della carità, dall'ascolto della parola, ci permettono di temprare il cuore, la mente e il corpo in questa lotta fino all'estremo, fino all'ultimo giorno della nostra vita.

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