venerdì 3 marzo 2017

Isaia 58,1-9a e Matteo 9,14-15
Allora digiuneranno ...


Il digiuno non è una formalità rituale; scribi e farisei, discepoli di Giovanni ... fino anche a taluni cristiani di oggi vivono il digiuno e l'astinenza come un obbligo rituale, una penitenza ... Non è questo, non lo è mai stato ... Dice Isaia: "è questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi, spezzare ogni giogo, dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, vestire uno che vedi nudo ..."
Il digiuno è si una privazione ma rispetto alla ricerca delle cose e alla garanzia di noi stessi mettendo come prospettiva la ricerca e la disponibilità verso Dio e i fratelli.
Quando faremo digiuno, quello vero, faremo l'esperienza di quel digiuno che è "lo sposo che ci è tolto"; faremo digiuno di Gesù, proveremo l'esperienza del desiderio di lui: lui ci manca, lui ci completa, lui ci sazia, lui lo amiamo, lui è lo sposo ... La sua sazietà allora ci verrà donata nelle opere stese annunciate da Isaia, nelle opere di misericordia. In questo modo il digiuno e l'astinenza produrrà la sazietà.

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