sabato 4 marzo 2017

Isaia 58,9-14 e luca 5,27-32
Riparatore di brecce ti chiameranno ...


La realtà non va subita, la realtà della vita di tutti i giorni non va subita. A volte sembra impossibile farsene carico, ma la vita è fatta per essere plasmata.
C'è chi si sente prigioniero degli avvenimenti e delle scelte fatte, incapace di imprimere quella novità che ci aprirebbe a una visione serena, anche a una consolazione.
Come è possibile mettere novità nella vita? Da dove partire?
Isaia dice che occorre partire dalle "brecce" dalle ferite, occorre riparare e ricucire le ferite che ci siano fatti, che ci hanno fatto o che abbiamo fatto. Occorre ammettere con meraviglia e stupore che anche Levi, il pubblicano, in quel pranzo in cui ha invitato tanti e per accogliere Gesù, ha iniziato il percorso di ricostruzione delle relazioni, di accoglienza e di attenzione agli altri, cosa che da molto tempo non faceva più. Levi, forse era troppo preso dal suo ruolo di esattore delle tasse. Gesù è per lui l'occasione di iniziare "l'opera di riparazione", l'opera in cui il "medico e il malato" si riconoscono nella loro diversità ma anche nella loro necessità: l'uno per l'altro al fine di recuperare il bene della salvezza (la salute del malato).

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