domenica 14 maggio 2017

Atti 6,1-7 / Salmo 32 / 1 Pietro 2,4-9 / Giovanni 14,1-12
Amen, amen, chi crede in me ...


È un po' di tempo che continuo a "sbattere la testa" sulla differenza che c'è tra credere e avere fede.
Sono ormai convinto, che anche Gesù voglia condurre i discepoli a fare una esperienza di fede, a partire dal credere in Lui e alle sue opere.
Ma questo passaggio non sembra così scontato ...
A volte ci areniamo sugli aspetti formali del credere, ci accontentiamo di conoscere dei concetti senza tradurli nella vita reale.
Ci irrigidiamo sugli aspetti organizzativi degli eventi religiosi, tipo date di prime comunioni e cresime e di celebrazioni varie, credendo che in ciò si esprima la fede ...
Ma spesso sono proprio queste esperienze a metà che mettono in evidenza la fragilità della nostra fede.
Gesù ha chiesto di credere in Lui, e di credere di fronte all'evidenza delle sue opere.
Il credere in lui non si conclude in un ragionamento o in una esperienza a tempo. 
La fede ha bisogno di uno spazio di esistenza perché la fede è congiunzione tra due vite che si costudiscono reciprocamente nel cammino del tempo: la mia vita e quella del Signore risorto. Noi non comprendiamo, spesso, l'urgenza di una fede incarnata, di una fede che dia spessore all'esistenza.

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