mercoledì 31 maggio 2017

Sofonia 3,14-18 e Luca 1,39-56
"D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata".


"... tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura ..."
Questo versetto del poeta Dante Alighieri ci consegna la "cifra" di un mistero, il quale è nella possibilità della natura umana abitata dalla grazia di Dio. Ciò che nell'antichità era quasi un capriccio degli dei: il concepimento di un semidio, nella redazione e del Vangelo di Luca assume un tratto tutt'altro che mitologico. Luca come autore si presenta come colui che non si lascia incantare dalle favole, ma che ricerca con dovizia le fonti e le testimonianze, per redigere uno scritto che possa servire alla fede di chi legge. Luca in questo primo capitolo, si mostra da subito profeta e anticipatore di ciò che sarà la Madre di Dio nella tradizione Cristiana delle Chiese dei primi secoli.
Luca ci condivide immediatamente lo stupore, non per un prodigio in sé, ma per la straordinaria bellezza che ne deriva alla nostra natura umana, quando come nel caso di Maria, essa è inabitata dall'amore del Padre. La nostra natura umana è in se stessa capace del mistero di Dio, questa possibilità esplicita, manifestata nell'incarnazione, dice pure la dignità altissima dell'uomo in relazione al suo creatore ... Non avviliamo e umiliamo mai nell'umano, il mistero nascosto del Dio fatto uomo.

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