mercoledì 18 ottobre 2017

2 Timoteo 4,10-17 e Luca 10,1-9
Festa di San Luca Apostolo
"... perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo ..."


Che strana cosa il Vangelo ... La tentazione anche oggi, come nei primi secoli sarebbe di tradurlo semplicemente in una serie di regole e principi di vita e di moralità; cosa ci sarebbe di male? Non è così anche tutta la precettistica di Israele, e le varie "sure" liturgiche-morali del Corano?
No, sembra proprio che non sia possibile tradurre il Vangelo in un dettato di morale e di buone opere e preghiere da compiersi.
Il Vangelo è una narrazione di una vita; è annuncio della vicinanza di Dio attraverso la vita e l'esistenza umana dell'uomo, figlio di Dio Cristo Gesù.
Ecco il Vangelo è Gesù stesso! Così come in Gesù, la natura umana e quella divina sono una ipostasi che si rende concreta nella vita del Cristo, così il Vangelo è una ipostasi della vita di Gesù e della sua storia di mistero, di "figlio di Dio", con la nostra vita e la nostra storia di uomini, "figli di Dio".
Il Vangelo va annunciato - così come Paolo ci ricorda - va annunciato portandolo a compimento; ed è proprio questo annuncio che ne determina il compimento. Il Vangelo si annuncia quando la mia esistenza si accompagna a quella di Gesù - non in una semplice imitazione morale - ma quando la mia vita in modo originale si lascia ispirare e condurre dalla vita di Gesù. Nel Vangelo non è scritto come dare testimonianza, ma Paolo, nella sua vicenda, con gli occhi al Cristo e alla sua passione, a compreso come il compimento del Vangelo sarebbe stata la sua stessa vicenda, il suo processo, l'essere abbandonato da tutti, il doversi difendere.

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