lunedì 23 ottobre 2017

Romani 4,20-25 e Luca 12,13-21
Paperon de paperoni ...

"Signore di' a mio fratello che divida con me l'eredità ..."
È una richiesta corretta, se esiste una eredità comune è giusto che sia divisa tra i legittimi eredi, ma la questione sembra non essere rispetto alla giustizia.
Evidentemente c'è una avidità come difetto di famiglia, una avidità che ha turbato e che turba i rapporti di fraternità e inquina il cuore. Gesù non si mette a fare le giuste parti, queste spettano ai legulei; Gesù va al cuore del problema: la nostra insaziabile brama di possedere, o meglio di volerci garantire "per molti anni", la disponibilità di"molti beni", per cui: "riposati, mangia, bevi e datti alla gioia". Questa condizione è "fame" esistenziale, che sfocia nella cupidigia, nel desiderio incontenibile e nella superbia di chi possiede, incurante e dimentico che "questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita".
Nella mente di Gesù risuona il versetto del Salmo 61 che dice: "alla ricchezza anche se abbonda non attaccare il cuore". Tenersi lontani dalla cupidigia, dalla brama di possedere e tenere per se stessi è l'inizio del vero tesoro, davanti a Dio, noi stessi al suo cospetto. "Solo in Dio riposa l’anima mia; da lui la mia salvezza. Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare" (Salmo 61).

Nessun commento:

Posta un commento