domenica 25 febbraio 2018

Genesi 22,1-18 / Salmo 115 / Romani 8,31-34 / Marco 9,2-10
Gesù solo, ... solo loro.


Seconda domenica di Quaresima, la trasfigurazione, riconosciamo la necessità di fissare lo sguardo su Gesù.
La narrazione del Vangelo della trasfigurazione inizia come una esperienza dedicata a tre dei dodici discepoli, a Pietro, Giacomo e Giovanni e Gesù, solo a loro ...
Tutto ciò che accade si sintetizza nelle parole di Pietro: "Rabbì, è bello per noi essere qui". Parole che che suggeriscono come la fede si nutre e alimenta della bellezza.
Domanda: "Ma io ho mai fatto esperienza del Signore al punto di salire nella mia vita per guardare con lo sguardo di Dio? Ho mai fatto esperienza di essere solo con lui, in un essere solo che non sia solitudine ed isolamento? Ho mai fatto esperienza della bellezza di ciò che Gesù è per me?"
Ma la bellezza non è fine a se stessa, quasi per un autocompiacimento, essa mi conduce a Gesù, solo, alla sua umanità, al suo essere uomo, alla sua vita nel tempo e nella storia: "E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro". Tutto ciò che resta della bellezza e della rivelazione del Padre sul monte è Gesù, la sua umanità, la sua vita, la sua Parola, la sua Chiesa ...
La bellezza dell'esperienza della fede, non si estingue e neppure si dissolve se Gesù rimane "solo con noi" nella memoria; nel desiderio; nelle reazioni; nella fatica; nell'agire quotidiano; nelle fare grandi e piccole scelte ... Gesù deve rimanere, Lui solo, e con lui devo rimanere pure io, con la mia esperienza viva di Lui. Custodire alimentando nella fedeltà quanto mi è stato dato, quanto ho toccato di Lui, quanto ho ascoltato di Lui è l'unico modo per trattenere la bellezza del Tabor, è l'unico modo per rimanere nella fede.

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