domenica 29 luglio 2018

2Re 4,42-44 / Salmo 144 / Efesini 4,1-6 / Giovanni 6,1-15
Il segno reale del pan

Corrispondere alle parole di Gesù nell'ultima cena: "prendete e mangiatene tutti ... Fate questo in memoria di me" ha un senso che supera la formalità e adesione al rito e diventa esperienza della vita del discepolo.
La vita del discepolo cambia in ragione di quel pane spezzato e condiviso ...
Il Vangelo di Giovanni ci dà una immagine di impressionante potenza del Signore ma rivestita dalla fragile esperienza umana: "C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?"
Che bello, tutto nel Vangelo di questa domenica ci parla di impossibilità:
- è impossibile accogliere tutta questa gente, non abbiamo case ...
- è impossibile dare a loro da mangiare, non abbiamo pane ...
- è impossibile comprare ciò che serve per nutrirli, non abbiamo soldi nella cassa ...
Eppure dalla sconcertante impossibilità che rischia pure di diventare un alibi, è stato sufficiente rendersi conto che un ragazzo, uno che non conta nulla, ha 5 pani e due pesci ... È da lì tutto si moltiplica ...
Non so se è chiaro, è stato sufficiente a Gesù raccogliere la disponibilità alla condivisione di un ragazzo, perché quel gesto si potesse moltiplicare e la condivisione ha sfamato tutta quella gente, tutti hanno trovato un posto per sedersi e la cassa delle monete non ne ha assolutamente risentito.
Questo segno del pane entra nella vita dei discepoli e di tutti come esperienza che insegna a non rifiutare mai, nemmeno di fronte alla impossibilità evidente e giustificata la condivisione come modo di essere rispetto a tutti gli uomini.
Quando condivido si moltiplica la possibilità insperata e tutto trova la giusta corrispondenza.
Ed ecco che quel gesto di un ragazzo è la soluzione per la fame di tutti e anche per il desiderio di Gesù di condividere se stesso con tutti gli uomini.
Il pane del cielo non è un semplice dono che viene dal Padre, non è come la manna data nel deserto, ma è un cibo che nutre la vita e la rende capace di essere come quella di Gesù.
È un pane che ci fa bene, che ci costruisce nella condivisione e nella comunione. Ci deve aprire al dono di noi stessi, al superamento dei nostri fini e scopi, all'egoismo delle nostre insicurezze.
Chi fa la comunione, non può chiudere le frontiere a chi chiede pane, giustizia e una possibilità di vita ...
Questo pane del cielo non è il pane che conserva per la vita eterna, ma che trasforma la vita attraverso l'esperienza dell'amore e per questo è vita eterna ...

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