sabato 21 luglio 2018

Michea 2,1-5 e Matteo 12,14-21
... perché si compisse quello che era stato detto ...

Nel Vangelo di Matteo, ma anche altrove, non è raro questa espressione calata all'interno della narrazione e in riferimento alla persona di Gesù: " ... Perché si compisse quello che era stato detto ..."; una espressione a cui segue una citazione della scrittura. Tutto questo  per mettere ben in evidenza che non siamo semplicemente di fronte a una realizzazione di un vaticinio profetico, e neppure alla attualizzazione della Parola Antica; per l'evangelista, la persona di Gesù rappresenta il fulcro di comprensione per tutta la storia che lo ha preceduto, come pure per quella che verrà. La scrittura, la legge, la profezia non hanno nel Signore una spiegazione ma il fulcro di riferimento. In altri termini, la profezia di Isaia sarebbe una bella è neutra espressione o combinazione di parole se non ci fosse il Signore che dà a quelle stesse parole forza e significato attraverso di lui. Ogni parola dell'Antico Testamento è percepibile in una costante tensione al compimento, in cerca di piena realizzazione, cioè di esistenziale concretizzazione.

Nessun commento:

Posta un commento