lunedì 16 luglio 2018

Isaia 1,10-17 e Matteo 10,34-11,1
... quando ebbe terminato di dare queste istruzioni ai dodici ...

Le annotazioni degli evangelisti non sono mai semplici dettagli, esse dicono come il Signore agiva da "maestro" con i discepoli, formandoli e curando la loro identità personale e quella del gruppo; egli li preparava alla "missione"! Ma lo sguardo di Gesù è contemporaneamente anche per la gente dei villaggi e delle città, per la loro vita.
Il contenuto di ciò che Gesù dice ai discepoli, non è semplicemente di carattere sapienziale, è prima di tutto evocativo di una consapevolezza per cui il discepolo fonda la propria vita non su dei progetti ambiziosi, non sulla realizzazione di sé stesso, ma sulla "vocazione", sulla chiamata ricevuta ad essere completamente partecipe del mistero di Dio e della salvezza, cosa che per noi è la Missione della Chiesa.
Il pensiero e la persona di Gesù, sono dirompenti, sono contro corrente e certamente creano contrapposizioni: anche oggi ne abbiamo chiari riscontri. L'amore per il maestro non è affetto o sentimentalismo, è una forza che si radica al cuore delle dinamiche affettive, ma ciò non è una semplice priorità, questa radicalità conforma (cioè da forma e consistenza) la stessa vita.
Non crediamo che diversamente sarebbe facile condividere una esperienza umana ed esistenziale in cui "Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà".

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