venerdì 19 febbraio 2021

Il sapore del digiuno

Isaia 58,1-9 e Matteo 9,14-15


Che cosa è il digiuno ... La prima lettura, il testo di Isaia, approda a una visione del digiuno molto diversa da quella vissuta e praticata: "Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?"
Il digiuno effettivamente ha un valore esistenziale molto più ampio del segno penitenziale che esprime. Privarsi del cibo, come esperienza di mortificazione del corpo per risvegliare la consapevolezza di noi stessi, certamente è una gran cosa, ma non per compiere semplicemente un gesto di ascesi, bensì per ricercare una pienezza che si genera solo nell'amore. Ecco che il digiuno deve diventare fame di amore.
Non ha caso il digiuno più importante è quello dal nostro egoismo; scrivevo mercoledì: "Digiuno: cerchiamo di ridurre il nostro egoismo; cerchiamo di essere sempre più disponibili, accoglienti, semplici, mettendo sempre gli altri prima."
Gesù non ha mai digiunato a caso, o per semplice pratica religiosa; è per questo che i discepoli di Giovanni, gli Scribi e Farisei, per colpire lui, accusano i suoi discepoli di non osservare il digiuno. Per Gesù il digiuno è il modo attraverso cui raggiungere una pienezza: "il digiuno garantisce il ritorno dello Sposo". È pienezza, è compimento, il senso  più vero di ogni rinuncia. Ecco perché la rinuncia al nostro egoismo, come rinuncia alla "pienezza autoreferenziale", ci apre alla possibilità di riempirci di ciò che è altro, dello sposo, dei fratelli. È l'amore che da compimento e che soddisfa ogni desiderio è bisogno di pienezza. Oggi, se vissuto così, il digiuno ha un altro "sapore"!

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