mercoledì 3 febbraio 2021

Il velo della incredulità

Ebrei 12,4-7.11-15 e Marco 6,1-6

Il rientro in patria di Gesù, tra stupore e scandalo; sull'eco della Parola e dei miracoli, evidenzia che il nuovo Gesù, non è di certo lo stesso che conoscevano a Nazareth. Detto questo, dobbiamo osservare come anche a Nazareth, Gesù, ora, si comporta come a Cafarnao e come si comporta in ogni città e villaggio dove si reca: il sabato insegnava nella sinagoga. L'evangelista Marco non ne parla, ma da Luca sappiamo che quel sabato gli fu dato il rotolo di Isaia e Gesù lesse: "lo spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato con l'unzione ..."
Il rientro a Nazareth è un vero "fiasco", la peggiore reazione dopo la richiesta dei geraseni di allontanarsi dalla loro territorio; slanci meravigliati e pregiudizi; rifiuto e commiserazione; tutto questo corrisponde della reazione di Nazareth. Di fronte a tutto questo la sintesi di Gesù è: "E si meravigliava della loro incredulità". Che cosa è l'incredulità?
Quando le orecchie ascoltano ma non sono disposte a fare entrare la Parola; quando  il cuore - cioè gli affetti della vita - si vincola ai ricordi, diventando impermeabile cambiamento; quando l'incontro con Gesù non va oltre l'apparenza del religioso, generando quel velo di separazione da lui che impedisce di varcare la soglia del mistero. Tutto questo è anche nostra incredulità! A Nazareth, solo pochi riescono a oltrepassare quel velo. Per molti, Gesù resta vincolato a vecchie immagini, come le foto d'epoca, belle per raccolte e mostre in sua memoria, ma inutili alla novità dell'annuncio.

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