mercoledì 3 febbraio 2021

Missione impossibile?

Ebrei 12,18-19.21-24 e Marco 6,7-13


La "missio" che Gesù affida ai dodici, oggi ci sembrerebbe quasi impossibile. Certamente il contesto di vita di quel tempo, e lo stile condiviso fatto di essenzialità e spesso di precarietà, ma accompagnato dal precetto dell'ospitalità, permetteva anche un invio dei discepoli nella certezza di una accoglienza spontanea, che era garantita appunto dalla sacralità dell'ospite, ovvero l'ospitalità come condizione normale ma soprattutto importante. Il Nuovo Testamento; l'esperienza stessa di tutto Israele; come anche la cultura Mesopotamia e Greco-Romana, testimoniano l'ospitalità come condizione appartenente al senso comune della vita sociale.
A volte ci soffermiamo solo sulla essenzialità, sulla provvidenza che i dodici inviati sperimentiamo nel condividere il Vangelo, ma credo che la condizione previa sia proprio l'ospitalità. Dove infatti si viene accolti, in una qualsiasi casa, la benedizione (dicono altri testi) scenderà sulla casa, ma dove non si sperimenta l'ospitalità, scuotete anche la polvere dei sandali. Ecco allora che si evidenzia come Vangelo e Accoglienza (ospitalità), vanno insieme. Il Vangelo non è una pratica spirituale o una teoria teologica, il Vangelo è condivisione di una esperienza viva e di vita. Essere ospitali, essere accoglienti non è una conseguenza del Vangelo ascoltato, ma è parte dell'esperienza del Vangelo.
Chiuderci in noi stessi; segregarci in casa; rifiutare l'approdo ai migranti; disinteressarci dei profughi; volgere lo sguardo a occidente, all'Oceano Atlantico, incuranti della rotta balcanica e delle barche nel mediterraneo ... Non è solo una questione di disinteresse sociale, in gioco c'è proprio la "missio" che il Signore anche oggi ci affida: generare il Vangelo nell'esperienza fraterna dell'ospitalità e della accoglienza.
La mia accoglienza, la mia ospitalità si gioca a partire dai sentimenti che esprimo nei confronti di chi vive accanto a me. Non siamo ipocriti, le nostre acidità, le mostre rigidità e durezze, negano l'accoglienza e l'ospitalità nel nostro vissuto.

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