giovedì 11 febbraio 2021

La fede prima di tutto ...

Genesi 2,18-25 e Marco 7,24-30


Tiro è una città pagana, prossima all'attuale confine con il Libano; al di fuori dei territori tradizionalmente riconosciuti come terra di Israele. Marco non ci dice perché Gesù esce dalla Galilea per spingersi anche verso la costa del mediterraneo e verso la zona siro-fenicia. Anche se Marco "prudentemente", non lo dice, così come Gesù entra nel territorio della decapodi, così allarga il raggio di azione e del suo andare per città e villaggi oltre quella frontiera storica, culturale e psicologica che è la terra di Israele.
Nel Vangelo di Marco, tutti gli studiosi, riconoscono il tema trasversale del "segreto messianico", come dire, tutti sanno che Gesù è il messia, ma questa evidenza sarà palese a tutti solo sulla croce e nella resurrezione. Ma se questa consapevolezza nascosta caratterizza la predicazione in Galilea e Giudea, per Marco, quando Gesù entra nei territori pagani, Gesù è cercato e riconosciuto nell'esperienza della fede.
La dinamica della fede è "forse" la chiave di lettura per superare un paradossale vincolo che gli evangelisti pongono sulle labbra di Gesù in ordine alla predicazione del Vangelo: predicare alle le ire perdute della casa di Israele e di non andare tra i pagani.
Un vincolo che viene comunque smentito dagli stessi evangelisti nel mandato missionario: "Andate e fate discepoli tutti i popoli".
Ci sono tensioni, contrapposizioni circa il modo di intendere e vivere ma missione. Un po' come oggi, quando dobbiamo intendere l'andare alla periferia del mondo, aprirci a chi è lontano e scartato.
Il Vangelo di oggi rappresenta una chiave interessante perché esprime prima di tutto il primato della fede in relazione all'incontro con il Signore, quale condizione prioritaria rispetto a qualsiasi progetto o prospettiva missionaria e di annuncio. Dove c'è la fede c'è una relazione che apre alla verità e alla salvezza.

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