martedì 23 febbraio 2021

Pregare ...

Isaia 55,10-11 e Matteo 6,7-15

"Non sprecate parole come fanno pagani ..."
La preghiera non può essere un dialogo tra sordi: tra un uomo che parla senza ascoltare, e un Dio muto che resta silenzioso. Forse non può essere neppure ripetere a Dio, le cose che già sappiamo. Questa è la preghiera di chi è pagano, essa è frutto delle labbra e del proprio convincimento. Pregare come ritualità non è naturale, non è una esperienza spontanea. Come anche non può essere il frutto della necessità, di un bisogno o della disperazione.  Anche se il dramma è la fragilità umana, sono un motivo del pregare. Allora cosa è la preghiera? A volte diciamo che la preghiera è dialogo, è relazione ... Credo che la preghiera sia un suggerimento provocato nella fede, cioè dall'intima presenza di Dio in noi. La preghiera sgorga da dentro di noi, dal nostro cuore in cui il Signore ha preso dimora. Allora la preghiera è la risposta al risuonare in noi della Parola del Signore? Dice Isaia che cosa vuoi provocare in noi con la tua Parola? Quale desideri hai da condividere? Ma perché ti ostini a Parlare nel nostro vuoto; perché ci mandi ancora la tua Parola? Dio non si stanca di noi, non si stanca del nostro silenzio e delle nostre parole spesso vuote o ripetitive. Dio è come un Padre che con pazienza attende che i suoi figli sappiano riconoscere ed accogliere nelle parole ricevute l'amore donato nella gratuità. Verrà il tempo in cui il figlio si rivolgerà a Dio chiamandolo Padre, ma per arrivare a questo ci vuole pazienza, occorre saper attendere! Forse attendere anche tanto, tantissimo ... Alla fine, quel Padre nostro non sarà una formula imparata, ma la risposta del cuore alla Parola che il Padre ha ripetuto con amore.


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