mercoledì 24 febbraio 2021

Il Segno mancato ...

Giona 3,1-10 e Luca 11,29-32


La predicazione di Giona fu la causa della conversione di Ninive, e "Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece". Ma tutte le altre generazioni, compresa la nostra sono: "è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione".
Di fronte a queste parole lette oggi, si fatica a comprendere come il Segno di Dio, sia sempre qualcosa di estremamente "sotto traccia", sia un segno quasi impercettibile. Lo è stato per tutta l'antichità il segno che è Israele; lo è stato per tutto il primo secolo il segno che è Gesù. Infatti se Gesù entra nella scena della storia, fino ad oggi, è grazie all'agire di condivisione dei suoi discepoli, non certo per valenza della cronaca storica della sua esperienza e della sua vita. Alla luce di questa chiave di lettura cerchiamo di accogliere il Vangelo di oggi.
Vivere il segno che è Gesù nella sua piccolezza, gustarlo nella sua fragilità; cercarlo nel suo silenzio; aderirvi anche nel nascondimento ... Se non riusciamo a fare questo, anche noi saremo una generazione "malvagia".
La realtà stessa nella quale viviamo è segno della vicinanza di Dio,  della presenza del Padre, lo è sempre stato; Dio pone nella storia dell'uomo il segno che è il suo amore.  
Ma ogni generazione risulta malvagia, cattiva, maligna ... perché non crede ai segni di Dio, e non si affida all'amore come espressione concreta del suo esserci e del suo salvarci. Gesù è il segno in pienezza, perché è l'amore di Dio donato fino al suo pieno manifestarsi nella passione, morte e risurrezione. 

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