domenica 6 giugno 2021

Desiderio di essere uno ... Un solo corpo ...

Es 24,3-8; Sal 115; Eb 9,11-15; Mc 14,12-26

Nella comunità cristiana dei discepoli di Gesù a partire dal quarto secolo, troviamo la memoria del luogo dell'ultima cena. Viene fissata e per secoli riconosciuta, e visitata, come luogo in cui Gesù spezzò il Pane e lo diede ai discepoli come suo corpo; dove prese del vino e lo diede ai discepoli come suo sangue. Il tutto come segno del dono della sua vita, del sacrificio che sarebbe stato consumato sulla croce.

Questa priorità della Chiesa delle origini esprime l'importanza e l'urgenza non certo di rintracciare i luoghi archeologici per i nostri pellegrinaggi, ma per esprimere nel tempo ben di più di una memoria, ma una continua attualizzazione di quel gesto fatto da Gesù.

Trovare quel luogo fu una necessità esistenziale, al punto che non ci si meraviglia scoprire che forse non era proprio quello il luogo del cenacolo, ma che in verità si trova in una parte di Gerusalemme (il seminario della Chiesa Armena) di cui si erano perse le tracce, in quanto dal 70 dC è fin oltre il secondo secolo, zona dell'accampamento Romano in città, e quindi interdetto a tutti.

Ma la comunità Cristiana non può fare a meno di un luogo dove riconoscere rendere attuale quel darsi di Gesù nel pane e nel vino.

Per noi oggi, quindi, a cosa serve un Pane, un Dio, chiuso nel tabernacolo, da esporre di tanto in tanto alla venerazione e all’incenso?

Gesù non è venuto nel mondo per creare nuove liturgie, ma figli liberi e amanti e vivi in forza della sua vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Corpo e sangue indicano tutta la sua esistenza, la sua vicenda umana, è tutto il mistero della incarnazione.

Diceva il Vescovo Giovanni giovedì sera in Cattedrale: "Senza l'eucaristia non possiamo vivere"! E questa condizione quando ci è stata pesante in questi mesi di pandemia e in quelle settimane di divieti.

Una provocazione vera nel senso che non possiamo vivere cristianamente senza l'eucaristia; e che se ci priviamo dell'eucaristia, che vita è la nostra?

Fare la festa del Corpus Domini, ci riporta a una concretezza necessaria e rigenerante.

Raramente infatti, prendiamo coscienza che il mistero dell'incarnazione rivela ed esprime il dono della vita di Dio agli uomini. Gesù non è venuto solo per perdonarci i peccati ma per darci la sua vita: "... prese il pane, lo spezzò e lo diede loro e disse ... Mangiatene tutti ..."

Non è una consegna simbolica, ma un agire intenzionale; da quel darsi per noi cambia tutto ... Eppure siamo sempre così superficiali, indifferenti ... Così insipidi rispetto alla relazione/amicizia che Gesù ci offre...

Forse a volte non vogliamo ammetterlo, ma ci abituiamo a una vita priva del suo pane ... Una vita che diviene grigia e senza fragranza...

Oggi vogliamo recuperare quel corpo spezzato ... Il pane consacrato come il mio nutrimento per la vita eterna, a partire da questa vita che è già la premessa per quella vita che in me, supererà e vincerà la morte se unita al Signore.

Oggi voglio bere e quel sangue versato. Il vino donato, purifica il peccato del mondo e scorre nel sangue di tutti gli uomini distruggendo ogni barriera e divisione. Quel sangue versato da Cristo sulla croce, quel vivo dato come sangue ai discepoli impasta (unisce) la terra al cielo. Abbiamo lo stesso sangue, per cui ogni uomo è mio fratello ... E se da cristiano penso che qualcuno possa essere trattato diversamente da come io voglio essere trattato, considerato, conosciuto, allora disconosco e annullo il segno del Sangue di Cristo. E vanifico la fratellanza.

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