venerdì 4 giugno 2021

Una storia a lieto fine

Tobia 11,5-17 e Marco 12,35-37


Con il ritorno del figlio, l'abbraccio della madre, la guarigione di Tobì, la vicenda narrata nel libro giunge al suo lieto compimento, tanto da suggerire a tutti un rendimento di grazia a Dio che salva e nella sua provvidenza consola.
Ma leggendo questo passaggio cruciale con più attenzione, si intuisce che la guarigione di Tobì non è tanto è solo fisica ma è spirituale. In effetti tutta questa sezione esprime la conversione e da uno stile di vita rassegnato e senza reale prospettiva a uno stile di vita in cui si inizia a pensare in modo differente, a guardare il mondo con occhi diversi. Possiamo infatti vedere che Tobì passa dalla deviazione alla legge, che lo rendeva un pio israelita - che per pietà seppelliva i morti - alla esperienza nuova della fede in Dio che salva e ama. Il ritorno del figlio Tobia insieme a Raffaele, cosa rappresenta se non l'irruzione inaspettata ma provvidenziale della vita di Dio in una esistenza, in una famiglia desolata e sconsolata, segnata profondamente dalla fatica di una fedeltà alla legge, che a lungo andare sfinisce. Ecco che il vero miracolo è dato nell'aprirsi degli occhi per scorgere nella propria storia la mano provvidenze di Dio. Quando nella vita riusciamo a esprimere la nostra benedizione, allora le quotidiane esperienze non sono solo occasioni di fatica, ma di trasformazione del nostro cuore. A volte il vero miracolo non si vede se non con gli occhi del cuore, cioè quando cadono quelle "scaglie" che non ci permettono di vedere nella realtà il dispiegarsi della provvidenza di Dio. E la provvidenza non è detto che sia solo la soddisfazione dei mostri desideri, o il superamento delle nostre fatiche, a volte è anche "solo" un vento fresco e nuovo, che porta con sé un poco di refrigerio.

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