sabato 26 giugno 2021

Mamre: accoglienza e promessa.

Genesi 18,1-15 e Matteo 8,5-17

Il racconto inizia con quell'ospitalità di Abramo che inconsapevole accoglie Dio stesso che gli si manifesta. È una situazione tipica del deserto nella stagione più calda ... Quasi a rassicurarci che la quotidianità è lo spazio preferito da Dio per rivelare le sue "promesse". Di questo brano mi piace sottolineare l'inadeguatezza di Abramo e di Sara, una inadeguatezza che si è via via generata nel tempo, negli anni in cui la delusione e l'amarezza si sono in un certo modo smussate fino a divenire quella sottile ironia che, la descrizione (della coppia Abramo e Sara) dell'autore di genesi, sottintende: "Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono, dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!".

Ma è proprio questo ciò che la promessa vuole affermare nella nostra vita: il superamento dei nostri limiti, per inaugurare un tempo di grazia e il tempo della fedeltà di Dio verso di noi. Il figlio che nascerà indipendentemente dalla sfiducia dei due patriarchi, indipendentemente dalla inadeguatezza dovuta alla sopraggiunta vecchiaia è un segno; ma è soprattutto la possibilità di aprirci al mistero di un amore, quello di Dio, che ci pervade e che porta a compimento realmente ogni nostro desiderio più radicato e soprattutto la nostra vocazione, ovvero la nostra chiamata a realizzare le grandi opere di Dio.

Anche io, ora che sono vecchio e celibe, mi accorgo con stupore di aver scoperto la paternità come dono di Dio! È bellissima ed è fonte di gioia e di pienezza, come anche condizione necessaria per qualsiasi fecondità!

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