domenica 20 giugno 2021

Tempesta di salvezza!

Gb 38,1.8-11; Sal 106; 2 Cor 5,14-17; Mc 4,35-41

 

Il mare di Galilea, un laghetto di piccole proporzioni per girarci intorno a piedi si percorrono 53 km .... Se pensiamo al nostro lago di Garda occorre camminare per 143 km, è un quindi un piccolo laghetto ... Ma per quella terra e per i tempi di Gesù è un vero e proprio mare, dove si incrociano popolazioni, culture, storie e la vita di tutti i giorni.

Un lago solcato da barche per la pesca e per il trasporto di merci, un lago che permette gli scambi e il mercato, e dà lavoro a tanta gente.

Quel lago intorno, conserva tuttora i tratti dei monti e delle colline che anche Gesù ha visto, perché non dobbiamo dimenticarlo, questo laghetto è lo spazio privilegiato da Gesù per annunciare il Regno di Dio ... Intorno a quel lago, Gesù, ha vissuto circa tre anni.

Nella mia esperienza della Galilea quelle rive le ho percorse camminando attorno, quando il lago nella sua calma rappresenta uno spazio di pace e di ristoro. Quelle acque sono un vero refrigerio nel caldo dei mesi estivi dove le temperature al sole raggiungono anche i 35, 40 gradi. Quel lago, scendendo dalle colline attorno, è di un azzurro cielo, quando tutto intorno è arso dal sole e dalla siccità e il contrasto tra il giallo e l'azzurro propone un prezioso accostamento tra l'oro e il turchese! Ma ho visto anche un lago ombroso, tra correnti impetuose, sferzato da raffiche capaci di piegare fino a lambire le acque le palme piantate sulla riva. Vento, fulmini, correnti, nubi nere e che rapidamente si muovono da una l'arte all'altra, rovesciano impetuose, le cataratte del cielo. Un laghetto che si trasforma in un luogo di terrore e paura dove le barche possono ben temere di affondare rovinosamente.

Vi ho raccontato alcune immagini del lago di Tiberiade, ovvero Mare di Galilea, perché sono il luogo dove questo Vangelo prende vita, dove ha avuto origine quanto oggi la parola di Dio ci ha narrato.

È su questo lago, dove si sviluppa una relazione quotidiana con il Signore, dove l'amicizia si stringe con il lavoro, gli affetti con l'ascolto, e dove i discepoli imparano a riporre in Gesù ogni fiducia, ogni aspettativa: "Perché avete paura? Non avete ancora fede?"

Ma la fede nasce proprio in una esperienza, nasce nel passaggio dal dubbio alla presa di coscienza della propria paura. Questi discepoli di cosa hanno paura se non di morire? "Maestro, non t’importa che siamo perduti?"

Su quel lago, i discepoli di Gesù hanno sperimentato la gioia di scoprire un amico, nella bellezza di un luogo che faceva cornice a una gratificazione inappagabile. Stare con Gesù ascoltarlo, guardarlo, mangiare con lui, appagava i desideri e dava gioia e felicità. Ma forse non erano ancora arrivati a comprendere il vero spazio di possibilità che Gesù determinava nella loro vita. Ma ora nella tempesta, quello stesso luogo diviene lo spazio del nostro limite, della nostra Paura, della morte, cioè la paura di non riuscire a tenere nelle nostre mani la vita ..., come se questa vita da un momento all'altro possa sfilarsi tra le nostre dita.

Questo è il contesto in cui per la prima volta Gesù provoca i discepoli circa la fede personale. Tutto precipita nella paura, non solo rispetto alla tempesta o alla morte, ma rispetto allo spazio della Sua possibilità. È questa situazione limite che ci porta a confrontarci con la nostra fede in lui, a considerare che colui che dorme durante la tempesta è il risorto dalla morte, dalla più sconvolgente tempesta e abisso di cui l’uomo con paura fa esperienza, ma appunto se Gesù è risorto, anche se noi moriamo, Lui è con noi ed è il risorto, il Signore della vita. È questa certezza che cambia tutto!

La vita e la familiarità con Gesù sono lo spazio per trasformare la paura in amore, il timore in una fratellanza, lo stupore in consapevole fede. Anche noi dobbiamo imparare a conoscere Gesù, nessuno di noi può avere la presunzione di conoscerlo di già! Allora se Lui è con noi, a salvarci da tutti i nostri naufragi, è qui già prima del miracolo: è qui nelle braccia forti di quegli uomini che non mollano i remi; è nella presa salda del timoniere; nelle mani che svuotano il fondo della barca dall'acqua che le onde continuano a riversare. Lui è in tutti coloro che, insieme, compiono i gesti che proteggono la vita è che conducono la barca anche nella tempesta. 


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