martedì 22 giugno 2021

Un cuore e una promessa

Genesi 13,2.5-18 e Matteo 7,6.12-14


Tratto dal testo di Carlo M. Martini “Abramo nostro padre nella fede".
"Abramo poteva pretendere molte cose da Lot. Lot era il piccolo orfano che Abramo aveva adottato, portato su con amore, curato, fatto crescere, forse gli ha insegnato lui l’arte della pastorizia, e quindi, se era diventato ricco, probabilmente lo doveva alla protezione, all’interesse, all’insegnamento di Abramo. Abramo poteva aspettarsi da Lot soggezione, umiltà, accettazione, sottomissione. Invece Abramo non solo lo tratta come suo pari, ciò che già colpisce, ma lo tratta come un fratello, non come un nipote di cui lui si è occupato gratuitamente e che dovrebbe cedergli, perché gli deve tutto, non dovrebbe disturbare i suoi pascoli, come sarebbe stato giusto se Abramo avesse voluto insistere sul suo diritto. No, lo tratta come un fratello, con cui non bisogna litigare, ma cercare un accordo; anzi, cosa inaudita, Io tratta come se fosse il primogenito. Abramo avrebbe potuto dire: cerchiamo di dividere la terra da fratelli, in maniera equa, giusta, tenendo conto che hai avuto già molto da me, tutte le cose che hai le devi a me; quindi adesso accontentati di questo. Questo sarebbe stato giusto tra fratelli. Abramo invece gli dà il diritto di primogenito, quasi di capofamiglia: “va’ dove vuoi; non sta forse davanti a te tutto il paese?”; io sceglierò quello che tu non vuoi. Ci sorprende questa eccezionale liberalità, umiltà, distacco di Abramo. Ma quello che più sorprende è che Abramo accetta la scelta di Lot e si stabilisce nel paese di Canaan. Abramo non fa una grinza, accetta liberamente ciò che l’altro rifiuta e lo prende con estrema tranquillità. Questo sorprende al massimo; la sua non era una finta, non era quell’arte abilissima di recuperare il meglio facendo il generoso; era espressione sincera della semplicità del suo cuore, cosa così rara tra gli uomini. È in questo cuore fo Abramo che Dio radica la sua promessa. 

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