martedì 14 luglio 2015

Esodo 2,1-15 e Matteo 11,20-24
Consideriamo l'inizio ...

La storia del popolo di Israele inizia intrecciandosi con la storia personale di Mosé. Egli non è un eroe fuori dal tempo o un super condottiero, ma come ogni uomo ci rappresenta fin dal nostro inizio: è un bambino degli ebrei, la sua giovane vita diviene da subito l'immagine di quel popolo reso schiavo ma amato con predilezione da Dio. L'uomo, ogni uomo, ciascuno di noi, senza esclusione è chiamato all'esistenza per un destino di liberazione. Ogni storia umana è paradigma di liberazione. La nostra vita trova la sua piena realizzazione bella libertà dei figli di Dio: libertà dalla schiavitù del peccato. Consideriamo allora l'inizio della nostra esistenza come espressione della nostra chiamata... della nostra vocazione. Abbiamo una identità ben precisa: la bellezza di ciò che è umano si confronta con il mistero della iniquità. Ma la bellezza di quel bambino degli ebrei intercetta da subito la simpatia, la compassione e la benevolenza ... Anche se la realtà ci coinvolge bella schiavitù del peccato, la nostra storia personale porta sempre in se stessa il germe della libertà, nessuna fuga ci può distogliere da questo destino di amore.

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