domenica 5 luglio 2015

Ezechiele 2,2-5 / Salmo 122 / 2 Corinzi 12,7-10 / Marco 6,1-6
La prova della verità ... Il Dio che non penso ...

Il nostro rifiuto di te Gesù, non ha nulla di personale ... Solo che ti vorremo diverso. Non è per nulla facile confrontarci con un Dio fatto carne; che condivide la condizione di fragilità che è la nostra e che si esprime attraverso la nostra stessa realtà di bisogno, di fatica, di lavoro, di fame.
Forse la fatica più grande è dovere ascoltare la Parola di Dio che risuona a partire dalla realtà creata, dalla nostra umanità ... Fossero parole che risuonano come tuono dal cielo!
Ieri Gesù, oggi la Chiesa vengono rifiutati e spesso anche da chi è vicino ... Non perché è difficile accogliere accettare un Dio che noi non pensavamo, ma perché quel Dio che non pensiamo è proprio Gesù.
Si chiama "scandalo della incarnazione" ... È facile cercare, ascoltare e credere un Dio che risponde a tutti i requisiti della divinità, e soddisfa i criteri di verità filosofica e teologica circa la sua esistenza, molto meno facile è credere un Dio fatto uomo, che anche oggi confina con la nostra fragilità. Gesù incarnandosi non ha glorificato la sua carne rendendolo fuori dal contesto umano: disumanizzandola.
È necessario toccare Dio che si è fatto falegname; è necessario conoscerne la vita e la parentela, è necessario farci i fatti suoi; è necessario ascoltarne le parole e meravigliarci della sua sapienza.
È necessario imparare a conoscere Dio non per quello che penso io, ma per come Lui si rivela e comunica.
Oggi la Chiesa come per i profeti, come per gli apostoli, come il suo Signore, viene rifiutata e non ascoltata: si passa dalla esaltazione strumentale e mediatica di papà Francesco (perché fa notizia il suo modo) ... alla tiepidezza rispetto alle sue parole e anche alla censura e alla disinformazione come ad esempio sulla sua ultima enciclica "Laudato Sì". Il punto forte di questa  Enciclica è quello di proporre la “conversione” a una visione integrale del concetto di “ambiente”, di natura, ma anche di uomo e dei suoi simili, del rapporto con gli oggetti e con le generazioni guardando al tutto come un dono, un “fratello” e una  “sorella”, proprio come san Francesco amava chiamare ogni cosa nel suo Cantico delle creature.

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