martedì 7 luglio 2015

Genesi 32,22-32 e Matteo 9,32-38
Ho vinto nella lotta, ma ho perso!


Il complesso "guazzabuglio" della storia personale diviene la scena in cui tutto è un contrapporsi e un lottare con Dio. Giacobbe, ha sempre raggiunto i suoi fini e ha sempre cercato di plasmare gli avvenimenti e le circostanze che gli si dipanavano davanti. Anche il patto di fedeltà, il patto di alleanza ereditato da Abramo e dal padre Isacco non è alieno dalle sue macchinazioni; la questione della primogenitura ne è l'esempio lampante. Come convertire il cuore di Giacobbe? Come trasformare un uomo così "machiavellico" in un Padre del popolo di Dio. Dio lascia che la lotta sia la condizioni in cui Giacobbe si coinvolge totalmente, fisicamente e spiritualmente nel confronto con chi lo incalza. In questo scontro Dio ne esce perdente. Ancora una volta Giacobbe ha la meglio, ma la sconfitta di Dio diviene repentinamente la sua vittoria; Giacobbe vuole qualcosa che solo lo sconfitto può dargli: la benedizione. Nella benedizione Dio, lo sconfitto nella lotta, diventa il vincente; Dio cambia il nome di Giacobbe in Israele, riplasma la sua identità. Non più un uomo nella sua complicata umanità (il soppiantatore) ma un uomo che è padre del popolo che nasce nella promessa (Israele).

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