lunedì 19 giugno 2017

2 Corinzi 6,1-10 e Matteo 5,38-42
Ecco ora il momento favorevole ...


Questa è l'esclamazione di Paolo che supera ogni titubanza circa il perché delle avversità, il perché della fatica di stare in un mondo in cui, in particolare il discepolo, si trova a sperimentare il già (cioè l'essere salvati) e il non ancora (l'eternità beata).
Il momento favorevole, risulta essere ogni situazione che progressivamente, vissuta nella fedeltà al Signore, ci avvicina al compimento.
Non è la fatica, non sono le avversità che avviliscono Paolo, ma il disamore al signore e al suo esserci accanto.
Vorrei a questo punto stravolgere la comprensione di questo passo di Vangelo, che così prontamente comprendiamo in modo morale; ma se fosse Gesù che vuole camminare con noi per un miglio? Gesù stesso ti dice con me fanne due?
Se fosse Gesù a chiederti un po' del tuo affetto, dei tuoi sentimenti ... anche solo in prestito? Gli do anche il mantello? Cioè mi spoglio del possedere me stesso per donarmi a Lui?
... Questa è la "vocazione di consacrazione, religiosa, sacerdotale e sponsale!
Se dal Signore ricevo uno schiaffo sulla guancia destra, che ferisce il mio orgoglio e la mia presunzione, sono sicuro di volergli offrire anche la sinistra, per continuare ad essere corretto nella mia vanità, della mia umanità?
Giobbe insegna a non opporsi al malvagio, non che ora vogliamo apostrofare Dio padre come il malvagio, ma quella vicenda traduce questa free di Gesù all'interno del contesto della scrittura. Quando Giobbe non si ribella al "forte" e a Satana, solo allora tutta la sua vicenda umana ed esistenziale ne viene riscattata dalla bontà di Dio.

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