venerdì 2 giugno 2017

Atti 25,13-21 e Giovanni 21,15-19
Certo Signore tu sai che ti voglio bene ...


Una lettura profonda di questi versetti, mette a nudo una realtà psicologica umana che ci accomuna a Pietro: dire ti voglio bene non è uguale a dire ti amo. Anche noi, quando vogliamo essere brillanti, ma ugualmente non vogliamo impegnarci fino in fondo rispetto a una persona "amata o che ci ama", siamo disposti a dure "ti voglio bene", ma nello stesso tempo a non spingerci fino al "ti amo". Amare Gesù non è però cosa puramente psicologica, anche Pietro conosce quale esigenza Gesù pone di fronte ai suoi amici/amati. Come è possibile poterlo amare? Non si ama Gesù perché si crede in Dio ...; non si ama Gesù perché c'è lo ha detto la nonna ...; non si ama Gesù perché ci fa sentire meglio ... 
Si ama Gesù, in una esperienza di amore che la Chiesa, la comunità di cui prendersi cura; si ama Gesù in una esperienza di amore che è il suo gregge, le persone che ci sono affidate; si ama Gesù quando si ama colui che ti conduce dove tu non vuoi, ma dove tu dovrai dare testimonianza di amore.

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