sabato 25 novembre 2017

1 Maccabei 6,1-13 e Luca 20,27-40
Credo la risurrezione della carne?

Questa affermazione fa parte della nostra professione di fede e per quanto da sempre sia oggetto di diversi modi di accostare il problema del dopo vita terrena, il credente in Gesù si affida a Maestro e Teologo che ci svela l'immagine della vita rispetto all'eternità di Dio. I Sadducei, infatti, in obbedienza a una loro tradizioni non credono alla risurrezione, come molti anche oggi, forse non per scarsa convinzione di fede ma per ignoranza in materia, e soprattutto per indifferenza rispetto alla questione. Una indifferenza che è conseguenza della paura e della scarsissima relazione con Dio.
Ma è proprio attraverso la relazione con il Signore; è attraverso la conoscenza della parola; è mediante una vita cristiana e i sacramenti che si entra progressivamente nel mistero della vita e dell'eternità. Il Maestro, teologo, a partire dalla legge e dalle tradizioni, ci conduce, passo dopo passo, a prendere coscienza di essere figli di Dio, come gli angeli, ma a differenza loro, parte di una creazione corruttibile. Ma ciò che appartiene ai figli è l'eredità del Padre, quindi non "possono più morire e ... Siamo figli della risurrezione". Per noi esiste una promessa fatta ai padri, ad Abramo, ad Isacco e a Giacobbe; confermata a Mosè e realizzata in Gesù: "Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui".

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