giovedì 9 novembre 2017

Ezechiele 47,1-12 / 1 Corinzi 3,9-17 / Giovanni 2,13-22
Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui!


Una espressione durissima, di Paolo, ma comprensibile. Neanche a Gesù è stato permesso dai giudei di parlare in modo allusivo del tempio: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?»
Da qui inizia una progressiva ostilità verso il Signore.
Il tempio di Gerusalemme era ben altro che un luogo di culto alla divinità, era la "casa" di Dio in mezzo al suo popolo. La promessa di Dio al Re Davide era proprio in questo senso: «Tu mi costruirai una casa? ... No, Io faro di te un casato, da te nascerà ...»
Ciò che rappresenta il Tempio è molto, molto di più dell'edificio di pietra, esso è il luogo Santo, segno della presenza di Dio, dove il "Cielo" e la "Terra" si incontrano, il tempio è segno efficace della Grazia, della Gloria (Scekiná), della presenza; è la promessa fatta al Re Davide, quella di un casato, di una discendenza del "Dio con noi". Questa comprensione del Tempio di Gerusalemme giustifica la reazione forte e adirata di Gesù.
Ma se tutto questo lo rapportiamo alla nostra natura umana?
L'uomo nuovo, è in Cristo, Tempio di Dio! Spesso ci comportiamo come se fossimo "cose da offrire, monete di scambio, animali da sacrificare a una idea di religiosità", dimenticando la sacralità di ciò che siamo per grazia di Dio: suo Tempio.

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