sabato 2 dicembre 2017

Daniele 7,15-22 e Luca 21,34-36
Il timore di comparire davanti al figlio dell'uomo ...

Una frase, quella del Vangelo di oggi, che rischia di essere compresa come una minaccia, quasi come un avvertimento, un monito coercitivo.
C'è un senso positivo, salvifico in queste parole?
La vita cristiana non si può piegare alla mondanità e a tutti i compromessi di un'etica o morale umana. Questo non per integralismo, ma perché il cristianesimo è alternativo ed è una novità rispetto alle logiche di peccato del nostro mondo.
Credo che l'evangelista, vivendo a contatto con delle persone di cui capiva la fragilità, voglia usare la minaccia di comparire impreparati davanti al Figlio dell'uomo, per suscitare il ricordo immediato di ciò che è la verità del Vangelo e della vita cristiana. Il Vangelo di Luca, è la narrazione di una "grande misericordia", una grazia che si vive e si condivide protesi con il desiderio e le attesa alla piena venuta del Figlio dell'uomo.
Il mio desiderio del Figlio dell'uomo, la mia attesa del suo giorno, è più grande di ogni minaccia? 

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