martedì 4 giugno 2019

Atti 20,17-27 e Giovanni 17,1-11
... perché conduca a termine la mia corsa ...

Paolo nel brano degli Atti, ci apre il cuore alla sua esperienza di discepolo, non lo fa per vantarsi ma per "catturarci" nel vincolo di un amore grande ed appassionato per il Signore. La testimonianza di Paolo sembra proprio sgorgare direttamente dall'intima vicinanza al Signore in quella ultima cena alla quale Lui non ha partecipato.
Ciò nonostante le parole di Gesù "Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato", sembrano essere l'origine della sua stessa testimonianza, delle sue raccomandazioni, della sua consegna agli anziani di Efeso giunti a Milèto: "Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio".
Il Vangelo della grazia! Quale espressione più bella, reale e incarnata, se non questa che nasce dal vissuto di Paolo e che meglio traduce la stessa esperienza del Signore, quella di dare la vita al mondo: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. (...) Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola". Anche ciascuno di noi, come Paolo, può sperimentare come sono vere le parole di Gesù quando esse diventano le parole del vissuto, dell'esperienza quotidiana, quando anche noi ci mostriamo disponibili ("la nostra corsa") a farci partecipi del Vangelo della grazia.

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