lunedì 10 giugno 2019

Genesi 3,9-15.20/Atti 1,12-14 e Giovanni 19,25-34
La duplice consegna ...

Il testamento spirituale di Gesù, prima di morire in croce è una duplice consegna, alla Madre e al Discepolo Amato.
Non siamo di fronte a un accomodamento; quasi che Gesù si preoccupi di garantire una sussistenza alla madre ormai anziana, e neppure è una ultima raccomandazione al discepolo di cui si fidava particolarmente. Nelle parole di consegna reciproca emerge da un lato l'affidarsi ancora una volta - l'ultima per certi versi - di Gesù come figlio, un riconoscersi bisognoso del grembo materno da cui è stato generato, e in quella sua personale relazione, si unisce anche nel discepolo amato, ogni uomo, amato dal Padre è parte del corpo stesso di Gesù. Maria Made della Chiesa trasforma il suo stare iconografico - serio e ieratico - nella immagine plastica, tenera e commossa, della Pietà. È l'immagine, eterna, della madre che accoglie fra le sue braccia, e sul grembo il corpo ferito del suo figlio, del suo Gesù. In quel corpo è già misticamente presente ogni Discepolo Amato e ogni uomo figlio di Dio. Maria Madre della Chiesa supera l'immagine istituzionale della Chiesa per mostrare una maternità universale, per la Chiesa del suo figlio, per generare la nostra identità missionaria: la Chiesa non è le nostre Chiese, chiuse e spesso recinti per eletti; ma è la Chiesa mondo, dove vivono i figli di Dio, buoni e meno buoni, ma pur sempre parte del corpo mistico, rappresentato nel corpo trafitto del Signore. Nella memoria di Maria madre della Chiesa, questa duplice consegna rinnova la nostra appartenenza a quel corpo mistico che sulla croce si abbandona tra le mani di chi lo ama, recuperando il dramma del peccato di origine e lo smarrimento per la propria nudità: "Adamo, dove sei?" Sono tra le braccia della madre, sono nel grembo della Chiesa.

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