sabato 8 giugno 2019

Atti 28,16-20.30-31 e Giovanni 21,20-25
La speranza di Israele ... e nostra ...

Il Vangelo di Giovanni e gli Atti degli Apostoli sono giunti a conclusione, lasciandoci due "perle"; esse sono le chiavi di lettura della vita di fede; della testimonianza che come discepoli possiamo e dobbiamo dare, e del discernimento nello Spirito.
Il Vangelo si conclude con un: "noi sappiamo che la sua testimonianza è vera...". Si tratta di un "noi" comunitario; è la comunità di Giovanni che seduta ai piedi del Discepolo Amato, di colui che ha sperimentato da vicino l'amore di Gesù per lui, vi ha corrisposto, per come ha potuto con la vita ... ecco che la vita del discepolo testimonia una condizione unica, personale e speciale: "Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi!"
Unica e personale, perché mostra come l'amore di Gesù per Giovanni è fedele e accompagna, riempendo tutta la vita del discepolo. Giovanni non cessa mai di perpetuare il suo chinare il capo sul cuore di Gesù ... In quell'ascolto confidente che condivide amore e tenerezza. Di questo non si può essere gelosi, perché è condizione personale di ogni discepolato ... È da qui che la comunità si riveste di identità (condizione speciale) ad immagine di Giovanni e raccoglie, dilatando, l'invito alla sequela: "Tu seguimi!"
Gli Atti, chiudendo sulla vita dell'Apostolo, ci consegnano le ultime parole di un innamorato di Cristo, e di un amato da Gesù: "... poiché è a causa della speranza d’Israele che io sono legato da questa catena." È bellissimo percepire le catene di Paolo, come il legame di amore che ci lega inscindibilmente, nella vita e per il suo compimento al maestro: "l'unica e vera speranza di Israele - e nostra -, Gesù Cristo!"

Nessun commento:

Posta un commento