domenica 29 maggio 2022

Ascensione storica!

At 1,1-11; Sal 46; Eb 9,24-28; 10,19-23; Lc 24,46-53

 

In cima al Monte degli Ulivi, fino dal 378 dC, una edicola o piccola Chiesa da' testimonianza della Ascensione del Signore. Oggi, dopo alterne vicende, conquiste, distruzioni e ricostruzioni è una Moschea, in cui, in questa solennità, i cristiani delle varie confessioni presenti a Gerusalemme, possano ugualmente celebrare la Solennità, e lo fanno per tutta la giornata.

Un segno di estrema fragilità e piccolezza; testimonia il luogo in cui per l'ultima volta i discepoli videro Gesú risorto prima a che si realizzassero le sue parole circa il suo tornare al Padre.

Un luogo modesto, privo di solennità... eppure proprio quello spazio tra cielo terra segna nel tempo questo stupendo mistero. Una impronta su una roccia custodisce quel ricordo, come a dirci ecco, qui è giunto a compimento tutto.

La Risurrezione ha infatti il compimento in questa assenza, nel non esserci più con noi di Gesù e nel suo essere di nuovo nel e con il Padre.

Cosa rappresenta il segno dell'Ascensione?

- È la cerniera tra il tempo di Gesù e quello della Chiesa; una Chiesa chiamata a rivivere l’intima amicizia col maestro e ad annunciarlo, qui e ora, nella testimonianza quotidiana.

- É l’ultima apparizione del Risorto; è il suo modo definitivo di essere tra noi fino al suo ritorno. Quando ritornare non sarà solo la fine del mondo ma sarà la vera Pasqua che tutti ci comprende; sarà il compimento di tutto ciò che rappresenta la creazione, sarà il punto di arrivo dell’esodo da Dio della creazione stessa (la nostra lontananza dal mistero).

- Sarà l’uscita dalla terra dei sepolcri e dalla morte per entrare nel cielo; perché tutto sarà cielo: la creatura si ricongiunge al suo creatore. Con l’Ascensione Dio ha dato tutto di sè stesso; nell'Ascensione  conosciamo il Padre che ama questo mondo; ci ha dato totalmente suo Figlio, al punto di non avere più nulla da dire o da dare; ha già detto e dato tutto nella carne glorificata di Gesù. 

Tutto questo mistero di gloria non obbliga la nostra libertà, non ci schiaccia con la sua onnipotenza, ma lascia solo una debole traccia di sé nascosta nelle turbolente vicende umane; una traccia velata dalla povertà di una roccia che per molti è solo segno di ilarità o di scandalo - inciampo -.

Un segno che ci interpella in un modo diretto e originale. Ci pone di fronte l'esito del suo essere uomo, al bilancio fallimentare dei suo agire, dei suoi miracoli, delle sue parole: tutto trova sintesi nell'immagine di un gruppo sparuto di amici (11 per la precisione) e alcune donne viste neppure troppo bene.

Tutto questo sembra dirci che per noi resta il compito di ricercare ed esprimere il segno della presenza di Dio, fintanto che Dio non sarà tutto in tutti.

Quel segno sulla roccia è ben di più dell'impronta di un corpo glorificato; è l'impronta del suo amore per noi. Il suo amore, il suo darci la vita, lascia un segno per sempre per rassicurarci che non verrà mai meno. Tornare al cielo significa per Gesù aver acceso in questo nostro mondo e per tutti i tempi il fuoco del suo amore

Gesù sa che nessuno di quegli uomini e di quelle donne lo dimenticherà mai, perché lui li ha amati e loro si sono sentiti amati da lui, è questa la sola garanzia che permette al Vangelo di essere ancora annunciato; è questa la garanzia che ogni uomo può sperimentare come l'amore è sempre più grande di tutti i limiti che abbiamo, anzi ci permette di comprendere che amare è condizione e di esistenza. Di fronte a quella pietra abbiamo il dovere di scoprire la traccia dell'amore di Gesù per noi; di lasciarci toccare dalla tenerezza di Dio Padre e di infiammarci del fuoco di amore che arde come Spirito Santo nel tempo e nella storia.

Solo queste tracce misteriose di Dio ci permetteranno di pensare a un mondo luogo della salvezza di Gesù e che non sia condannato a sprofondare nella disumana barbarie dell'egoismo, della guerra, della morte.

Quegli undici, testimoni del suo andare al cielo, sono stati l'onda espansiva dell'amore

di un Dio che ci porta con sé al cielo, mentre i segni del cielo precipitano sulla terra e continuano a manifestarsi in tutto il mondo. Da oggi ciascuno di noi è interpellato ad essere cercatore e scopritore di questi segni di amore.

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