venerdì 6 maggio 2022

Se è vero cibo e vera bevanda ...

Atti 9,1-20 e Giovanni 6,52-59

"Se il mio corpo è vero cibo e il mio sangue vera bevanda", dovremo in verità trarre le estreme conseguenze: Cristo nella sua natura divina incarnata è pienezza di amore e di giustizia, e in quanto tale ci dice che persino il Padre è uscito allo scoperto dal suo "nascondiglio" celeste per rivelare e donare se stesso, per incontrare chi ama, come e attraverso Gesù Cristo.
Appunto, "Se è vero cibo e vera bevanda ...", non siamo più di fronte a un raffigurazione simbolica, non è un simbolo, ma è realtà vera del suo corpo del suo sangue. A Cafàrnao, nella Sinagoga, lo avevano capito molto bene, infatti, da una parte inorridiscono all'idea di mangiare la carne di un uomo, e poi si scandalizzano della possibilità/pretesa di Gesù che la sua carne - ossia il dono della sua vita -, sia salvezza per il mondo intero; cioè che la salvezza dipenda proprio da Lui; ecco lo scandalo dei Giudei.
Se è vero cibo e vera bevanda ... Gesù pone nel pane e nel vino la possibilità di darsi a noi,  dare la sua vita di uomo, perché ogni uomo possa alimentarsi di Lui e avere così la vita e la resurrezione. È fortissima l'allusione all'eucaristia, è infatti nel segno eucaristico che giunge al culmine l’appartenenza del credente a Gesù e al Padre, e indipendentemente dalla nostra consapevolezza, pur nel rispetto della nostra umana libertà,  Gesù entra in noi e noi veniamo trasfigurati in Lui: mistero dell'amore, che sempre trasforma e rinnova.

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