Atti 5,27b-32.40b-41; Sal 29; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19
Galilea alcuni mesi dopo i fatti di Gerusalemme. Pietro e altri sei discepoli sono tornati dove Gesù - alle donne - ha detto dì andare, ma giunti a Cafàrnao, il quotidiano li ha riassorbiti completamente.
Questa pagina di Vangelo sembra proprio adeguata anche alle nostre rese, alle nostre sconfitte. Come è facile dopo una delusione ritirarsi in disparte, ritratti dagli occhi del mondo. Chiusa la parentesi di quei tre anni vissuti insieme (strade, città, villaggi, incontri, folle, malati, scribi e farisei, parole, segni, guarigioni, ...), i sette, si sono arresi, hanno abbandonato e rinunciato ai loro sogni e progetti e sono tornati a vivere il loro quotidiano. Ma per loro il quotidiano è "quella notte nella quale non presero nulla". Ma é in quella fatica, in un incontro del tutto inatteso, che tutto si rimette in gioco, tutto! Quell'uomo sulla spiaggia sconvolge l'ordinario per essere di nuovo occasione straordinaria di sognare e progettare il regno di Dio.
Gli incontri pasquali sono veri, è davvero Gesù! Incontri unici nei quali insegna e pone i gesti di un amico, egli si prende cura dei suoi amici!
Sulla spiaggia di Cafarnao attorno a quella grigliata di pesce, finalmente, in una fraternità ritrovata, in una vicinanza che scalda il cuore, si schiude il più bel dialogo del mondo. Tre brevissime, fulminanti domande: "mi ami tu?"
Domande a quel tempo rivolte a Pietro, ma ora a noi. Oggi, noi siamo "incontrati" da questa domanda che con delicata insistenza Gesù ci ripete.
Per essere suoi discepoli, Gesù non ci sottopone a un esame di ammissione, ma semplicemente ci chiede di corrispondere al suo amarci. Lui ci ama, per questo ci chiede se lo amiamo, perché possiamo prendere consapevolezza che il regno dei cieli, il regno di Dio non è una dottrina, non sono omelie, neppure regole e precetti da osservare, ma è il rivelarsi dell'amore di Dio Padre nel nostro amore umano.
Quando l'umano esprime la possibilità di amare, lì Dio pone e manifesta la sua esistenza, la sua vita eterna la possibilità di essere felicità.
“Simone, mi ami?”. Gesù non si ferma ai tradimenti, ai limiti di Pietro; non gli interessa rivangare il passato, a Gesù interessa Pietro e la sua risposta di amore, ora, oggi. Pietro, come noi, è ancora immaturo nell'amare, non sa amare, non riesce a corrispondere; ed ecco che di fronte alla domanda di Gesù egli riesce solo a rispondere con quella briciola di “ti voglio bene”.
Ma l'incontro con il Risorto è la possibilità affinché ogni briciola di amore possa maturare fino a pienezza.
Gesù nel suo cercarci sulla spiaggia del lago, cioè nel nostro quotidiano, nel suo esserci accanto nella parola, nel pane e nella comunità, raccoglie le nostre briciole, e le rende capaci di rinnovare la faccia della terra, fare del nostro amore la possibilità della rivelazione del suo amore.
Ecco che il nostro quotidiano alla luce del Risorto, diventa come quello di Pietro: superata la tentazione della normalità, Pietro impara da Gesù a cucinare per i fratelli; impara la fraternità e la fratellanza; impara a custodire e pascere il gregge (popolo di Dio); non ne era capace, era un pescatore, ma impara dal maestro.
È da questo incontro con Gesù vivo che Pietro comprende la logica e la legge dell'amore: amare significa donare e donarsi, sempre, disposti anche a rinunciare a sé stesso per amore dell'altro. Quanto abbiamo ancora da imparare anche noi?
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