lunedì 23 maggio 2022

Un dono scomodo ...

Atti 16,11-15 e Giovanni 15,26-16,4

La comunità di origine dei discepoli, ha avuto, da subito, confronti accesi e scontri con le autorità con la comunità giudaica; ma in seguito, le comunità cristiane, in tempi diversi e in contesti altrettanto differenti, hanno sperimentato le parole che Gesù consegna ai discepoli insieme alla promessa dello Spirito: "scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio". Ma il perché di questa ostilità non è così chiara ed evidente, e non è neppure il frutto di un vittimismo o di un senso esagerato di persecuzione. Forse occorre riconoscere che se un discepolo vive nella sequela del Maestro e lascia spazio allo Spirito nella sua vita, è inevitabile che entri in un confronto critico con la mondanità e con chi non conoscendo e vivendo dell'amore di Dio,  accondiscende alle logiche del potere, della sopraffazione, dell'interesse, dello scarto, in definitiva del male ecc... La vita nello Spirito del Figlio - propria del nostro essere discepoli - è unione affettiva, ma anche effettiva con Gesù -; essa comporta la testimonianza della nostra esperienza di Gesu, e di come il vangelo del Signore è origine della nostra esperienza di vita.
La promessa di Gesú circa il dono dello Spirito, allora, non si colloca nelle esperienze consolatorie, ma nella testimonianza del discepolo di fronte alla mondanità che rinnega la propria relazione con il Padre. La cosa affascinante è come realizzare il dono della comunione e dell'amore ricevuto, anche lì dove le diversità di pensiero e di cultura sono origine di confronti accesi se non di scontri.


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