domenica 9 agosto 2015

1 Re 19,4-8 / Salmo 33 / Efesini 4,30-5,2 / Giovanni 6,41-51
Il pane che nutre la vita

Quando la notte passiamo vicini a un fornaio, è probabile sentire il buon odore del pane appena cotto, del pane sfornato ... Una fragranza unica, che sa di buono! 
Ciò che i giudei non comprendono è la fragranza unica e buona di Gesù, tutto questo discorso sul pane non vuole infatti focalizzarsi sul segno, sulla tipologia del miracolo, e se Gesù può o non può farlo ... Lo scandalo è legato alla possibilità di riconoscere Gesù come quel buono che si evidenzia nella vita e che in quanto buono chiede tutta la nostra attenzione.
Il segno del Pane infatti, ci educa e illumina su due aspetti:
- circa Gesù; chi è Lui?
Non solo il figlio di Giuseppe; prendiamo coscienza di Gesù figlio di Dio che si fa uomo e in questo stravolge il senso religioso dell'uomo; amare Dio è ora andare da Gesù e amare lui ...
- circa quel Pane; pane, corpo, sangue, mangiare ...
Un segno antico che ora preannuncia un sacrificio che è la liberazione dal male e dalla morte, è salvezza è vita eterna già qui!
Le affermazioni di Gesù non sono tollerabili: "io sono il pane disceso dal cielo", significa dire: "io sono il dono del padre per la vostra vita". Allo stesso modo in cui la manna era pane del cielo per la vita del popolo nel deserto.
Ma se è vera l'affermazione, ne segue che di quel "pane" occorre nutrirsi; la nostra vita di fede, la nostra vita cristiana e del discepolo non può essere privata di quel cibo.
Allora comprendiamo la nostra banalità quando riduciamo la relazione con il pane del cielo a una situazione per bambini di quarta elementare ... Ai quali il più delle volte non andiamo oltre a dire: in quel pane Gesù entra nel tuo cuoricino ...
No, no ... I giudei hanno ben capito e ciò che afferma Gesù ... e a loro non va bene ...
Accettare quel pane alle condizioni di Gesù significa riconoscere a lui quella fragranza unica che stravolge tutto il mio modo di relazionarmi a Dio e il modo di Dio di relazionarmi con me e di essere nel mondo.
Celebrare l'Eucaristia stravolge tutto!
Quindi o stravolge tutto oppure ci pone di fronte al mostro mormorare di Lui ...
Quando Gesù arriva a dire "amen amen", dobbiamo focalizzare lo sguardo e acuire l'udito sulle conseguenze di quel pane:
- quel pane che è Gesù genera la vita eterna (il mangiare non salva dalla morte, quel pane invece salva);
- quel pane è vivo (esiste personalmente in relazione alla nostra vita);
- quel pane è la carne di Gesù, per la vita del mondo ... La mia carne è parte del mondo, la sua carne è luogo di unità tra Il Padre e il mondo.
Credo serva a questo punto ricordare che la nostra celebrazione eucaristica ha alcune peculiari caratteristiche:
1) un popolo sacerdotale, tutti i discepoli del Signore in forza del battesimo, sono sacerdoti in Cristo e tutti celebrano l'eucaristia; chi è ordinato esprime rispetto al popolo la certezza che tutto è unito a Cristo è che quel "prete" posto lì dal vescovo presiede in Persona Cristi;
2) un popolo che offre e celebra un sacrificio, che nei simboli incruenti, rappresenta il sacrificio della vita donata di Gesù sulla croce.
Il suo corpo trafitto, il suo sangue versato si rinnovano nel segno rendendo efficace il sacrificio; siamo di fronte a un Sacrificio rituale. Non è una forma di preghiera, ma è una azione sacrificale capace di esprimere l'evento della "salvezza";
3) un popolo comprende che quel pane va mangiato per generare quel vincolo reale effettivo e affettivi che è la comunione. Non posso non nutrirmene, la mia stessa vita umana, in quanto vita cristiana si alimento ed è eterna in forza di quel pane.
L'altare al centro del presbiterio rappresenta Cristo e ci ricorda tutto questo ... No, non vogliamo certo inciamparvi, ma celebrando e mangiando di quel pane noi diventiamo anche senza accorgercene vita di Cristo.





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