giovedì 13 agosto 2015

Giosuè 3,7-17 e Matteo 18,21-19,1
Fare i conti con Dio


L'immagine della parabola come al solito è suggestiva e provoca molteplici considerazioni, anche solo pensare che regolate i conti significa sottoporsi ad un esito sfavorevole ... Di fronte al Re, il primo debitore per potersi affrancare avrebbe dovuto onorare il gigantesco debito, superiore alle sue limitate forze, accettando una perenne schiavitù, sua e della sua famiglia, cioè utilizzare tutto di sé e dei propri affetti e legami per potersi riscattare. Nella parabola il punto di svolta o meglio il criterio nuovo che viene introdotto, non è semplicemente quello di essere buoni, ma è quello della misericordia, cioè stare con il "cuore" davanti al fratello.
Di fronte ai fratelli, per poterli (io) riscattare e per permettere loro di riscattare se stessi, occorre generare la misericordia. La misericordia si genera nel momento in cui io sollevo da terra, dai miei piedi, il fratello che mi supplica. La supplica rappresenta la vita stessa del fratello ... Di fronte a tutti gli uomini che ai piedi di altri uomini gridano la loro disperazione ... Dio ci ripete semplicemente: "Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?"

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