domenica 16 agosto 2015

Proverbi 9,1-6 / Salmo 33 / Efesini 5,15-20 / Giovanni 6,51-58
Vivrà per me!

La questione del pane della vita passa da valutazioni storiche e simboliche circa la manna dei padri a una domanda esplicita: VUOI VIVERE PER ME? Giovanni il discepolo amato ... E che ama  intensamente il Signore, ci suggerisce questa triplice riflessione:
1) Aderire a Gesù, masticare e bere la sua carne e il suo sangue significano farci carne e sangue per darsi ai fratelli, per fare il bene degli uomini. Questa esperienza è già una vita di una qualità tale che la morte non può interromperla: la vita eterna è la vita donata per e nell'amore. ABITUARE LA NOSTRA VITA AD ESSERE UN DONO. La vita comunitaria è la paleostra dove imparo questo stile.
2) La nostra carne, così umana, così fragile, indica l’uomo nella sua debolezza. La vita di Dio, quindi la vita non si può dare al di fuori della realtà umana. Non può esserci comunicazione dello Spirito dove non ci sia anche il dono della carne. La carne è cardone della salvezza. La carne esprime quella realtà sacra che è l'altro oggetto dell'amore. CUSTODIRE LA NOSTRA CARNE E' CUSTODIRE L'UOMO. Superare lo scandalo di chi è diverso, di chi è povero, di chi temo.
3) Vivere per Lui, significa entrare nella logica del sacrificio. Se per tutti fare un sacrificio a Dio significa privarsi di qualcosa per offrirlo alla divinità, per Gesù fare il sacrificio è mettersi dalla parte di Dio e offrire a noi se stesso, comportarsi e assumere totalmente le vesti dell'Agnello di Dio, cioè l’agnello dell’esodo pasquale, quell’agnello di cui, secondo le indicazioni di Mosè, bisognava mangiare la carne per avere la forza di iniziare l'esodo e il cui sangue avrebbe liberato dalla morte nella notte dello sterminio dei figli degli egiziani. IMPARARE A DIVENTARE PARTE DEL SACRIFICIO DI GESÙ. Il gusto di celebrare l'eucaristia ... Io posso spezzarmi come quell'ostia che è la carne del Signore.

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