domenica 3 settembre 2017

Geremia 20,7-9 / Salmo 62 / Romani 12,1-2 / Matteo 16,21-27
Pensare secondo Dio...

Cosa pensa Dio? Quale è la sua volontà?
Pietro si sente dire da Gesù: "Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!"
Pensare secondo Dio ... Pensare ciò che esiste, il mondo, l'universo, il cosmo, tutto ciò che è creato, nuovamente in quella relazione originaria che è "paradiso". Pensare ciò che è ingiustizia, violenza, odio ... Pensarlo nella possibilità di essere giusto, amabile è capace di tenerezza! Questa è la salvezza ... La salvezza è il pensiero di Dio, vincere il male è il peccato con la piccolezza fragile dell'amore ... Per questo suo figlio "è necessario che vada a Gerusalemme", la città Santa, spazio dell'odio e dell'amore.
Per comprendere questo Vangelo, vi riporto un passo degli Atti di Pietro, un testo apocrifo da cui nasce la traduzione legata a una Chiesa di Roma dedicata al "Domine, quo vadis". Secondo la tradizione apocrifa, in quel luogo Pietro ebbe la visione di Gesù, mentre stava uscendo da Roma per sfuggire alla persecuzione di Nerone. Pietro vedendo Gesù che si incamminava verso Roma gli chiese: "Signore dove vai?"   Alla risposta di Gesù, "Vado a Roma a farmi crocifiggere di nuovo", Pietro capì che doveva tornare indietro per affrontare il martirio ... e con stupore e meraviglia, attraverso la croce.
Per attualizzare il Vangelo occorre focalizzare due situazioni:
- Amare Gerusalemme ... Le necessità della vita;
- Desiderare la Croce ... La possibilità del compimento.
Gli "Atti di Pietro" rappresentano una bella sintesi del Vangelo di oggi: Pietro ha finalmente realizzato il seguire Gesù e il prendere la croce.
Ciascuno deve scoprire la propria Gerusalemme ...
Per Gesù Gerusalemme rappresenta tutto:
- La prospettiva presente e futura ...
- È la città del grande Re, per essa Gesù ha pregato, a pianto, in essa si è arrabbiato e ha gridato, di essa ha amato gli abitanti ...
- Gerusalemme è il crocevia tra tempo e storia tra mistero ed eternità tra uomo e Dio: è a Gerusalemme che come Abramo immoló il primo sacrificio a Dio; lì, Dio Padre immola il proprio sacrificio, il figlio, per redimere il male che è nel mondo.
La mia Gerusalemme è lo spazio della mia esistenza a cui sono chiamato a dare compimento. Imparando ad amare anche ciò che non è subito amabile, smettendo di fuggire ciò che mi disturba, affidando a Dio la realizzazione della mia volontà. Il Padre ci attende a Gerusalemme ... Per fare della nostra esistenza lo spazio del suo manifestarsi.
Prendere la croce ... Prendere attivamente la croce, non passivamente caricarsela ...
Pietro, per essere fedele alla sua stessa vita deve prendere la sua croce e tornare a Roma ... Così come Gesù, pur con molto turbamento, ma con decisione sceglie di andare a Gerusalemme sapendo che avrebbe abbracciato la croce.
Prendere la mia croce, significa smettere di fuggire; si fugge l'impegno della vita cristiana, si sfugge la carità, ci si allontana dalla vita spirituale ... Si trovano mille scuse per giustificare tutto questo ... Ma alla fine il motivo è semplicemente il fascino delle fosse del mondo ... Di fronte a questa tentazione già il Vangelo di Matteo ci pone una domanda: "... quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?"Ecco che seguire a Gesù e prendere la croce, ha a che fare con il senso della nostra vita, ha a che fare con il nostro essere in parrocchia, e con il nostro vivere la comunità e il servizio. Solo in questo modo tutto acquista un senso pieno e non è vanità. Prendere la croce non è amore al soffrire, non è desiderio di morte, ma consapevolezza della vita cristiana come una esistenza cristificata, cioè di cristo, in cristo e con cristo, rompendo la congiuntura del mondo che ci porterebbe altrove...

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