martedì 23 ottobre 2018

Efesini 2,12-22 e Luca 12,35-38
In verità c'è un solo uomo nuovo in cui possiamo sperare!

Ecco cosa possiamo essere, senza fare neanche troppa fatica:
- dei senza Cristo;
- esclusi dalla cittadinanza del popolo di Dio;
- estranei ai patti della promessa;
- senza speranza;
- senza Dio nel mondo.
Ed ecco cosa possiamo essere attraverso la fede in Cristo:
- possiamo essere in pace (in comunione);
- possiamo essere una cosa sola;
- possiamo abbattere i muri di divisione;
- possiamo essere amici;
- possiamo condividere una sola carne.
Ciò a cui la nostra umanità carnale e spirituale può ambire, ha prospettive completamente diverse, direi opposte; questo non è solo la lettura delle cose secondo Paolo, ma introducendoci nella possibilità di credere in Gesù Cristo ci mostra anche le inestimabili conseguenza della salvezza in Lui. La fede non è antidoto alla paura, e il credere una superstizione. Credere significa vivere di mistero; vivere l'esperienza di attesa del ritorno del "padrone"; di incontro con colui che si china a servirti. Credere a partire da una evidenza: riconoscere nella carne la realizzazione della beatitudine di chi è "sveglio per Lui" (confronta il Vangelo di oggi). Se siamo nella veglia è perché facciamo esperienza dell'opera dello Spirito, perché siamo abitazione di Dio.

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