mercoledì 17 ottobre 2018

Galati 5,18-25 e Luca 11,42-46
Guai a voi ...

Maestro, se parli così, offendi anche noi ... Guai a voi, miei discepoli che da liberi figli di Dio cercate una nuova schiavitù in una Chiesa fatta più di tradizione e di adattamenti culturali piuttosto che fatta dal soffio dello Spirito.
Cadere in queste aporie, cioè "contraddizioni", è facile anche se pure assurdo; ci si trova nella stessa facilità di contrarre l'impurità legale per aver calpestato un sepolcro che in realtà è occulto alla vista. Ci si scopre, così, inadeguati rispetto alla stessa tradizione; ci si ritrova a contrastare con delle regole morali, dei mali antichi che sono frutto dei nostri peccati, ma sono i mali dell'uomo fatto di carne che non lascia in sé stesso agire il soffio dello Spirito. Non è forse vero che quel "guai a voi", oggi, è per i discepoli di Gesù, per questa Chiesa, la nostra Chiesa in occidente, che asserragliata nelle sue strutture e regole, non riesce più a parlare con la gente e con gli uomini del suo tempo? Una chiesa che vive nella paura e di apologia. Una Chiesa che stenta a rinnovarsi perché abituata a vivere sugli allori del passato. Una Chiesa schiava di una idea, una chiesa che ha rivestito i panni del rinnovamento conciliare senza rinnovare il cuore. Una Chiesa che soffre questa aporia!
La libertà della Chiesa dalle schiavitù, non è libertà dalla politica  (indipendenza stato/chiesa) ... Non è libertà economica (autosussistenza) ... Non è libertà di espressione dei propri principi (obiezione di coscienza); per quanto tutto ciò sia estremamente e socialmente importante; ma è la libertà che deriva dal cuore nuovo, dall'essere Chiesa di Cristo liberata dal peccato. Una Chiesa libera dalle schiavitù è una Chiesa in costante conversione, e non solo pastorale; quindi una Chiesa in cui lo Spirito la rivela capace dei sette frutti: "amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge."

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