mercoledì 3 ottobre 2018

Giobbe 9,1-12.14-16 e Luca 9,57-62
Tre risposte anche da me ...

Gesù non ricercava il consenso, né dei singoli né delle folle; Gesù ricercava l'umanità libera di immergersi in quella sua parola, capace di trasformare il cuore dell'uomo e il cuore del mondo.
Mi sono chiesto che cosa mi rende ancora disponibile a dire a Gesù "ti seguirò" ma anche a sentirmi rivolgere dal Signore l'invito "Seguimi!".
Mi rispondo che il desiderio di seguire Gesù, è ben più di una avventura, di una scelta di vita; è la necessità di posare il capo sul suo petto, come Giovanni. La relazione di fede e di amore con il Signore si può dipingere con questa immagine propria del Figlio dell'uomo, ma anche di chi lo segue: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo". Il Figlio dell'uomo posa il suo capo nel "seno del Padre"; ogni discepolo lo posa nel petto di Cristo, per ascoltare la voce del suo cuore.
Ma perché Gesù ha scelto proprio me, non poteva scegliere un altro? Non è che sia tutta una suggestione? Dopo venti anni di immersione nel "seguimi" credo di poter dire senza ombra di dubbio che quell'invito non ha nulla a che fare con tutto ciò che si è fatto pastoralmente attraverso il ministero sacerdotale, ma che quell'invito è una offerta di senso al mio esistere, una offerta di pienezza alla mia deficienza, una carezza di amore al mio desiderio di bene e di essere amato per sempre. Continuiamo ad arare ...

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