lunedì 29 ottobre 2018

Efesini 4,32-5,8 e Luca 13,10-17
Eredi del regno di Cristo

Paolo moralista? Molti lo potrebbero leggere e interpretare nel segno di una moralità estrema, rigorosa; per certi aspetti rigida e bigotta. Oppure non è forse il coraggioso difensore della nostra vera natura. Un Paolo, soldato di Cristo, che difende la nostra umanità dalle insidie di quel peccato, che diversamente ci priva della legittima eredità: "eredi del regno di Cristo e di Dio". Non è certo il peccato di "fornicazione ... di impurità o di cupidigia ... né di volgarità, insulsaggini, trivialità ...", che ci priva del a Regno, quanto ciò che anche attraverso quel peccato determiniamo in noi: l'idolatria. Che cosa è infatti il peccato? Non è forse idolatria! Cioè amore di una realtà finita; di una compensazione effimera; di una gratificazione corrotta; di una frenesia non gestita. Infatti, se il limite occupa lo spazio della nostra umanità, del nostro cuore, tutto di noi rischia di essere orientato e coinvolto in quel limite. Paolo vuole portare ciascun discepolo del Signore in quella lotta che è difesa dell'interiorità attraverso un combattimento continuo e progressivo che conquista e difende il cuore, istaurando in esso il Regno di Cristo. È in questo modo che la moralità non è rigido moralismo, ma espressione della forza dell'amore del Signore. È la nostra volontà che si riveste della grazia del Signore ... e vince la lotta con l'idolatria, istaurando il regno di Cristo in noi! L'eredità è bella perché porta in sé il gusto della conquista! Conquistati al Signore!

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