venerdì 1 marzo 2019

Siracide 6,5-17 e Marco 10,1-12
Un amico fedele è rifugio sicuro.

Per quanto ne sentiamo la necessità e il bisogno, gli amici, umanamente, rappresentano lo specchio più giudicato e criticato di noi stessi.
Il libro di Siracide, non fa diversamente da ciascuno di noi, circa la valutazione e il discernimento dell'amicizia. Infatti solo questo versetto: "Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro", da una rilettura positiva ... un sapore divino al vincolo di amicizia. Ciò che viene proposto, è invece una serie di umane condizioni che nella vita ordinaria ciascuno sperimenta, fosse anche con un po' di delusione rispetto alle aspettative di una amicizia che corrisponda alle attese.
Forse occorre andare più a fondo? Che cosa ricerca l'uomo nell'amicizia?
Umanamente cerca la soluzione alla sua solitudine esistenziale, l'amicizia rappresenta il desiderio realizzato di essere amato, cioè riconosciuto nell'essere e accompagnato nel vivere. La nostra banalizzazione dell'amicizia non è forse la riduzione, per paura e timore, che facciamo dell'amicizia perché ci sentiamo traditi e feriti la nostra "patologia esistenziale", nella nostra fragile solitudine?
Il libro di Siracide, tenta di interpretare l'esperienza umana , accostandovi la sapienza di Dio, cioè il sapore di una "pienezza altra". Può la Sapienza di Dio gettare luce su questa esperienza umana?
Si! Siracide in realtà propone lo spazio della amicizia come recupero di una relazione originaria in cui la solitudine è riempita dalla presenza di Dio come amico. L'amico allora diviene, la condizione esperienziale della comunione, cioè della fratellanza affettiva; dell'essere uniti, non condizionati; di essere legati nella fedeltà ma pienamente liberi. L'amicizia pur caricandosi di sofferenza nell'esperienza umana, è un cammino di esaltante riconoscimento della sua trascendenza! Ecco, questa trascendenza è il tesoro sicuro dell'amico! 

Nessun commento:

Posta un commento