giovedì 14 marzo 2019

Ester 4,17k-u e Matteo 7,7-12
Vieni in nostro soccorso, Signore!

Dopo sei anni di pontificato, non si risparmiano i commenti, pro e contro la "rivoluzione bergogliana". Si susseguono le attestazioni pro papa Francesco e contro il successore degli apostoli; come anche gli attacchi - "legittimi" - alla Chiesa, nella sua espressione istituzionale che, rinnegato il volto materno si è mostrata matrigna e peccatrice.
Un senso di profondo disagio, e di ingiustizia - credo e spero - dimora in tanti discepoli di Gesù. La profonda crisi di fiducia e di appartenenza alla Chiesa che si vive in occidente, oggi, non ci appartiene, non ne siamo direttamente responsabili, eppure ne dobbiamo rispondere: come per la regina Ester (prima Lettura), ai discepoli di Gesù è affidata la missione di rinnovare e purificare (attraverso la conversione e la penitenza) il proprio cuore e quello della Chiesa tutta. Oggi, più che mai occorre mettersi in ginocchio, e appellandoci alla fede degli apostoli, invocare lo Spirito Santo, lo Spirito del Risorto, per essere liberati dalle suggestioni del peccato, dalle complicità col maligno; affinché possiamo vincere nella lotta contro il pericolo che ci sovrasta; e recuperare agli occhi del mondo quella luce capace di illuminare le tenebre che, per volontà del Padre, mai avranno il sopravvento. La conversione della nostra vita, in questo tempo quaresimale, supera quindi il cammino spirituale personale per divenire parte della conversione ecclesiale, di tutta la Chiesa. Che cosa è la "conversione personale"? Credo che possiamo chiamare conversione personale tutto ciò che sostiene in pensieri, sentimenti, azioni e stile di vita l'avvicinarsi, l'imitare, il desiderare e l'attuare, i pensieri, gli insegnamenti e i gesti propri del Signore.  La vita di Gesù non è un paradigma irraggiungibile, è un segno efficace e profetico di ogni discepolo. Quante volte infatti Gesù ci ha invitato a fare come lui? 

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