martedì 12 marzo 2019

Isaia 55,10-11 e Matteo 6,7-151
Quando pregate, non blaterate come i pagani ...

Questo è lo stile della preghiera di Gesù, lo stile di un ebreo, che vive la preghiera come i profeti di un tempo. Per cui: "Quando preghi, entra nella tua camera è chiusa ma pietà prega ...; non sprecate parole, come fanno i pagani ...; voi dunque pregate così ..."
Occorre fare memoria di una preghiera che sono le parole e il senso del pregare del Signore. Occorre fare memoria di uno stile che è quello di Gesù. Non è una imitazione di Giovanni Battista, non è un misticismo esotico ... E neppure una formulazione magica derivante dalla religiosità pagana. Lo stile del Signore esprime la totalità del suo cuore aperto alla presenza del Padre, di Yhwh. La preghiera rappresenta per Gesù lo spazio in cui riconoscersi Figlio del Padre, in cui immergersi nella misericordia di Yhwh, cioè nell'amore incondizionato che è la stessa vita di Dio. La preghiera non sono quindi parole, ma è voce; suono della presenza; estasi del contatto, del toccare Yhwh con il pensiero, del condividerne l'esistenza, "dimorare nel suo esistere accanto".
Ecco allora che il "Padre Nostro" è tutto tranne una preghiera insegnata per essere ripetuta. Il "pregate così ..." non possiamo intenderlo sempre e solo nel dire e ripetere delle parole. In realtà il "pregate" descrive, Gesù nella sua relazione intima con il Padre. Parole che ci raccontano uno stile, e come quello stile può essere anche il modo in cui ogni discepolo possa sperimentare la stessa intimità con Dio. La preghiera allora rappresenta il tutto di sé nel tutto di Dio; il tutto di una comunità (Chiesa) che prega come Gesù.

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