domenica 24 marzo 2019

Esodo 3,1-8.13-15 / Salmo 102 / 1 Corinzi 10,1-6.10-12 / Luca 13,1-9
Eppure Dio è all'opera ...

Nel confronto con la realtà molto spesso ne usciamo "battuti" e sfiduciati; la realtà ci porta a dubitare e a sentirci degli sconfitti. Al punto che sorge il dubbio circa la possibilità del reale di dare ragione dell'agire giusto di Dio.
Inoltre una certa visione moralistica porta a screditare il "buon Dio" circa il suo progetto di salvezza. L'uomo sembra in preda a un progressivo imbarbarimento, conduzione sembra che resiste anche all'amore di Dio per noi. Che Dio ci abbia abbandonato alla nostra indifferenza e autosufficienza. Dove si trova ora quella tenerezza di padre misericordioso, che da sempre vi hanno raccontato?
"C'é troppo male,troppa ingiustizia verso la quale Dio sembra stare a guardare". Cosa pensare di tutte le disgrazie che accadono anche ai nostri giorni ... Tra chi invoca il giusto castigo di Dio e chi lo bestemmia in egual misura accusandolo del male del mondo. Cosa pensare ... Si fa fatica anche a pensare ...
La parabola del Vangelo di Luca si propone come rilettura della realtà anche quando sembra essere nel tentativo di fuggire al suo creatore; nonostante una complessiva distanza, resta comunque oggetto delle sue cure. Anche se per volontà propria quel fico volesse smettere di produrre frutti, il contadino della parabola continuerebbe a prendersene cura, perché prima o poi quella "volontà resistente" dovrà aderire alla sua stessa natura e alla fecondità dell'amore. Avere cura è come amare, e l'amore è tipicamente fecondo. Ecco lo sguardo cristiano che supera ogni disperazione e guardando bene, impara a non dubitare. Il dubbio è il modo in cui si "perisce allo stesso modo!"
La realtà in cui viviamo va accudita, va zappata, va curata ... Da buoni contadini, abbiamo la vocazione di recuperare questo nostro mondo immerso nella sua fragilità, un mondo che geme, per il peccato di tanti, ma è anche un mondo che custodisce la traccia, la memoria di un amore immenso ed esterno che non si estingue.
Papa Francesco ha suggerito quattro principi della dottrina sociale della Chiesa per districarci nella comprensione della realtà della vita, principi ispiratori del modo con cui prenderci cura della realtà, della vita, delle relazioni. Un modo attuale di avere cura del fico nella prospettiva di mangiare almeno un frutto:
- Il tempo è superiore allo spazio: il tempo è aperto al futuro, occorre quindi mettere in moto dei processi che richiedono tempo per svilupparsi, senza pretendere quindi di avere subito e/o di possedere il risultato. Questo principio è importantissimo per la vita delle nostre Chiese in uscita, per la nostra pastorale missionaria ... Seminiamo germi di novità ... I progetti sono semi da piantare in attesa dei frutti.
- L’unità prevale sul conflitto: in quale modo superare i nostri conflitti?
Guardare avanti come se nulla fosse? O Farsi coinvolgere totalmente? Oppure stare di fronte al conflitto in modo solidale, cioè dare forza e voce a tutto ciò che ancora si ha in comune, smettendo di ignorarlo. Valorizziamo ciò che vi unisce che, sotto sotto, è sempre di più di ciò che ci divide. Questo è un principio salva famiglia!
La realtà è più importante dell’idea: Con questo principio papa Francesco dice che «sognare va bene, ma per andare avanti serve il confronto con la realtà», perché la realtà è, ed esiste. Mentre l’idea è frutto di elaborazione mentale la realtà parte dal concreto ed è esplicita, non finge ... va compresa. Non si risolvono i problemi coprendoli di idee e sogni. È un principio essenziale per l'agire pastorale della comunità.
Il tutto è superiore alla parte: occorre prestare attenzione alla dimensione globale per non cadere in una meschinità quotidiana delle nostre piccole "cosine" che facciamo sempre così bene ... Tenere attenzione a tutta la realtà nella sua complessità... Non ci sono prima le nostre cose, non ci siamo oro a noi e poi gli altri. È tutto nell'insieme, noi non siamo un'isola! E al tempo stesso, non è opportuno perdere di vista ciò che è locale, che ci fa camminare con i piedi per terra.
Curare, zappare, concimare, irrigare significa fedeltà a quell'amore ci spinge ad agire nel tentativo di fare produrre un frutto buono ... Urge in noi agire e operare secondo il disegno di Dio!
Quale frutto dobbiamo sperare? Credo che oggi il frutto necessario da produrre sia la comunione e la fraternità. La Chiesa, le parrocchie, devono vivere in se stesse la comunione e la fraternità per poterla generare in tutta la realtà di cui sono parte. L'uomo di oggi, dalle nostre parti, ha bisogno di comunione e fraternità. 

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