sabato 16 marzo 2019

Deuteronomio 26,16-19 e Matteo 5,43-48
Solo se tu camminerai per le mie vie ...

La santità non è la perfezione, ma una proposta rispetto al modo di vivere.
Lo è stato anche per Mosè e per il popolo di Israele. Era la proposta di vivere la Legge, e seguire quel cammino che la Parola di Yhwh risuonava per tutto il popolo. Poi, quella parola trasformata in precetti e legalismo, ha oscurato la gioia e la bellezza di una vita Santa, cioè consacrata a Dio ed espressione di elezione: "tu sarai il suo popolo particolare". 
Il recupero della Santità della vita non è nell'osservanza esteriore e ripetitiva di una norma morale e di comportamento, ma nel radicarsi interiormente nel cuore, e scoprendo un po' alla volta che le leggi, le norme trovano in noi e nella verità di noi stessi la loro origine. Dio non parla esteriormente, Dio non da una legge fine a se stessa ... La sua Parola è capace di originare anche la nostra carne, il nostro Spirito, il nostro esistere; "noi siamo fatti della santità di Dio", perché Santo è il Signore nostro Dio.
Dice il Papa: I Santi, sono “gli amici di Dio”, perché nella loro vita “hanno vissuto in comunione profonda con Dio”. Francesco traccia dunque un identikit dei Santi che, avverte subito, “non sono superuomini, né sono nati perfetti”. I Santi, ribadisce, “sono come noi, come ognuno di noi”, hanno vissuto “una vita normale”, ma hanno “conosciuto l’amore di Dio” e lo hanno “seguito con tutto il cuore, senza condizioni e ipocrisie”. Da che cosa dunque si riconosce questa Santità? “I Santi – risponde il Papa – sono uomini e donne che hanno la gioia nel cuore e la trasmettono agli altri”. La gioia, dunque, tratto distintivo dei Santi, in contrapposizione a quella “faccia da funerale” che, lo dice tante volte, hanno alcuni cristiani che non vivono bene la loro fede.


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